Numero 196, pag 6 - Ottobre 2016

Il MIUR ha emanato una prima una nota con generiche indicazioni inerenti la formazione e, successivamente, il 4 ottobre, il “Piano per la formazione dei docenti 2016-17”, un “malloppone” di 88 pagine di aria fritta.

 

Ad ogni modo, coerentemente con il disposto della 107/2015, l’aggiornamento-formazione viene ribadito come obbligatorio, permanente e strutturale. Al momento, le indicazioni non pongono alcun obbligo quantitativo di ore di formazione (è scomparsa la prescrizione di 125 ore previste nella prima bozza della nota), né scandiscono i tempi; è necessario quindi fare attenzione a non cedere ad eventuali pressioni del dirigente a riguardo, spetta al Collegio docenti deliberare il piano di aggiornamento, non al preside.

In realtà la disciplina dell’obbligo alla formazione dovrebbe derivare, prima ancora, da una contrattazione nazionale, invece calato dall’alto, sebbene non quantificato, rappresenta l’ennesima incursione a gamba tesa rispetto al contratto nazionale di lavoro in base al quale la formazione risulta ancora un “diritto-dovere”. La raccomandazione  che rivolgiamo ai docenti è di non crearsi delle gabbie e non votare degli obblighi quantitativi e di scelta tematica che ancora non sussistono. A  tal proposito pubblichiamo un modello di delibera che può essere votato dal Collegio dei docenti.

Denunciamo inoltre un palese paradosso verificatosi negli ultimi anni che conferisce un certo retrogusto di ipocrisia all’enfasi posta sull’importanza della formazione, la quale sembra essere inversamente proporzionale alla disponibilità dei DS a concedere i permessi per la formazione in esonero dal servizio (ex art. 64 del CCNL). La musica è sempre la stessa: si intravvede una volontà di gravare ulteriormente sugli impegni di lavoro senza riconoscimento economico (ad esclusione delle 500€), o meglio, il riconoscimento è dato solo ai formatori che sono già scesi in campo per foraggiare il nuovo business sulle spalle della categoria.

M.G