Numero 210, pag 3 - Marzo 2021

Un docente che sta bene nella propria scuola non si muove, né chiede trasferimento.

ll vincolo quinquennale di permanenza su scuola è stato introdotto dall’art. 1 comma 17-octies del Decreto Legge 126/2019 convertito in Legge n. 159 con modificazioni dalla il 20 dicembre 2019, in sostituzione del vincolo triennale su provincia previsto dalla precedente normativa. Vale per tutti  i docenti neo-assunti dall’a.s.2020/21.

 

La norma si applica anche alla mobilità annuale e blocca assegnazioni provvisorie, utilizzazioni e incarichi a tempo determinato ai sensi dell’art. 36 del CCNL. Prevede inoltre l’inderogabilità del vincolo da parte dei contratti collettivi nazionali negoziati con le organizzazioni sindacali. Ciò significa che il Contratto Integrativo Nazionale sulla mobilità non può modificare il provvedimento che può essere cambiato solo con legge o atto avente valore di legge. La trattativa sulla mobilità 2021-22 si è di fatto interrotta a causa delle richieste di tutti i sindacati per l’abolizione o la radicale riforma del vincolo quinquennale. Il governo prende tempo perché serve una decisione politica e non più tecnica.

La questione del vincolo quinquennale parte da lontano (infatti prima era stato disposto il più “blando” vicolo triennale. Le forze politiche che più si sono distinte nel corso degli anni nel richiedere limiti stringenti alla mobilità dei docenti sono state molte. Storicamente la Lega – Nord è stata paladina di provvedimenti limitativi della mobilità per evitare l’ “invasione di docenti meridionali” a discapito dei docenti precari del nord. La ratio era quella di disincentivare le assunzioni nelle scuole del nord di docenti provenienti da altre regioni che poi avrebbero approfittato strumentalmente della mobilità del personale per tornare a casa senza garantire la continuità didattica e togliendo posti disponibili di fatto ai precari locali.

La Lega è cambiata. Ora si è fatta paladina dell’abolizione del vincolo quinquennale e dell’assunzione ope legis del precariato.

Ma sulla questione dei vincoli tutti i governi degli ultimi anni hanno cercato di porre mano. Il movimento 5 stelle, Italia Viva, parte del PD e di Forza Italia sembra siano ancora tra i difensori del vincolo in nome del diritto degli studenti e delle famiglie di avere continuità didattica nelle scuole. Dimenticano che la continuità didattica si può aggirare con l’applicazione della legge 104, nelle assegnazioni provvisorie e nelle utilizzazioni. Ma è ancora più preoccupante non sapere che un docente costretto ad insegnare in contesti lontani dalla regione di residenza per cinque anni rischia di essere scavalcato dalle immissioni in ruolo dei nuovi venuti che hanno l’opportunità di scegliere una sede di servizio fortemente desiderata dai docenti “immobilizzati” . Una situazione di palese ingiustizia  nata dalla complessità delle norme che regolano il lavoro degli insegnanti e che di volta in volta vengono cambiate da chi a scuola c’è stato solo sui banchi.

La continuità didattica si garantisce dando l’opportunità di chiedere la mobilità su cattedra anche in altre regioni o province dopo la conclusione del primo anno di prova, come previsto dalla precedente normativa. Solo dopo la scelta di una sede su organici effettivi di diritto si può immaginare un obbligo di permanenza nella scuola richiesta per un triennio.

Nel caso disgraziato di obbligo di permanenza quinquennale si dovrebbe consentire almeno la mobilità nella provincia e interprovinciale nella regione scelta.

Vedremo cosa accadrà a livello di scelte governative, ma è necessario rimettere mano complessivamente alla disciplina della scelta delle sedi e della conseguente mobilità.

La vera continuità didattica non si garantisce creando obblighi di permanenza su sedi non gradite, ma dando certezza di avere un rapporto di lavoro caratterizzato da valorizzazione della professionalità e dalla trasparenza delle norme.

Un docente che sta bene nella propria scuola non si muove, né chiede trasferimento.

Un docente lontano dalla propria famiglia farà di tutto per poterla raggiungere.

Gilda degli insegnanti di Venezia