Numero 215, pag 1 - Settembre 2022

Lo scorso mese di settembre il coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams, Rino di Meglio, definiva la bozza contrattuale proposta dall’ARAN, “Un testo irricevibile sia sul piano economico che su quello normativo” ritenendo che dovessero esser messe sul tavolo della trattativa, ben altre risorse da destinare all’aumento delle retribuzioni dei docenti, per recuperare l’inflazione attuale che si è attestata ormai al 9%.

 

Il potere d ‘acquisto dei lavoratori della scuola, a fronte di stipendi miseri, è ormai ridotto al minimo e la trattativa per il rinnovo del contratto è rimasta bloccata per molti mesi. Il recente sblocco dei circa 330 milioni stanziati dalla legge di Bilancio 2022 e destinati alla valorizzazione della professionalità, non confluiti nel FMOF ma resi disponibili per il rinnovo del CCNL, dovrebbe permettere una proposta solo un poco più vicina alle richieste dei sindacati che avevano rifiutato la firma del contratto ponte prima dell’estate, ritenendolo estremamente lontano dalle richieste avanzate.  Dopo l’approvazione del ministero della Funzione pubblica e del Mef, l’atto di indirizzo potrà essere trasmesso all’Aran e si potrà avviare la trattativa sulle diverse aree contrattuali.

Nei mesi estivi e fino al 25 settembre, data in cui gli italiani sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento, abbiamo ascoltato le dichiarazioni dei diversi esponenti di tutti i partiti politici che ponevano l’attenzione sulla necessità di adeguare gli stipendi dei docenti agli standard europei e colmare il divario esistente in termini di retribuzione, tra i lavoratori della scuola e gli altri dipendenti della pubblica amministrazione.

I riflettori sulla politica si sono spenti ormai da settimane e si attende la formazione del nuovo governo ma il mondo della scuola non vuole che le luci si spengano anche sulle tantissime esigenze delle scuole italiane. Una delle priorità che il nuovo esecutivo dovrà affrontare infatti, sarà il rinnovo del contratto e l’aumento delle retribuzioni degli insegnanti e del personale ATA.

Le fonti parlano di una trattativa che, sbloccati i fondi del MOF e insediatosi il nuovo governo, potrebbe chiudersi anche nelle prossime settimane portando però ad aumenti inadeguati e arretrati le cui cifre oscilleranno tra i 1500 e i 2000 euro. La cifra media lorda sarà di 120 euro ma i soldi che sono disponibili oggi nelle casse dello Stato potrebbero arrivare nelle tasche di docenti e ATA, solo nei primi mesi del 2023. Si resta ancora lontani da quanto è indispensabile fare per ridare dignità, valore sociale e potere di acquisto alla categoria docente che invece viene sistematicamente mortificata dalle pretese e dal costante aumento dei carichi di responsabilità che la classe dirigente continua a imporre.

Viviana Iannelli