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Redazione

Segreteria Nazionale

 

 

 OTTOBRE 2006


CONVEGNO GILDA del 5 OTTOBRE

Cronaca in diretta

Il 5 ottobre scorso, ha avuto luogo a Roma, presso l’Hotel D’Azeglio, quello che ormai è diventato un appuntamento tradizionale per la nostra Associazione: la terza edizione del Convegno nazionale dal titolo: “Scuola e famiglia: ruoli e responsabilità”. Alla Gilda il merito di essere stata l’unica organizzazione sindacale a celebrare la Giornata Mondiale dell’Insegnante con un sentito omaggio alla categoria che rappresenta, finalizzato a sensibilizzare il mondo politico e i cittadini ad una riflessione sull’importanza  della figura del docente nella società contemporanea.

Il titolo del convegno dal tema difficile e delicato dei rapporti tra insegnanti e genitori è stato ampiamente sviscerato dai relatori nel tentativo di superare l’ottica della mera contrapposizione corporativistica a vantaggio di una logica di dialogo e confronto che nasca dalla precisa definizione di ruoli e confini entro cui si collocano i diversi e rispettivi ambiti di competenza.  

Il convegno è stato aperto dall’intervento a sorpresa del Ministro della Pubblica Istruzione Fioroni che ha illustrato sinteticamente gli aspetti salienti della recente finanziaria relativi alla politica scolastica. Ha dichiarato di aver utilizzato il cacciavite per smontare pezzo per pezzo quei tasselli della Riforma Moratti maggiormente contestati: tutor, portfolio, anticipi nella scuola dell’infanzia, contratti di prestazione d’opera, e di aver reintrodotto il tempo pieno e la vecchia scheda di valutazione.

Sia pur nella logica del risparmio, il Ministro ha esposto un ventaglio di proposte che sembrerebbero ispirate al buon senso:

- lodevole l’intento di bloccare l’eccesso di riformismo calato dall’alto che ha caratterizzato la politica  degli ultimi anni, riformismo che ha scardinato l’impalcatura stessa del sistema scolastico;

- contrarietà alla scuola “progettificio” a favore della valorizzazione della quotidianità del servizio scolastico e dell’attività didattica della scuola vera e reale;

- contenimento della spesa attraverso l’aumento del rapporto numerico insegnante alunni approssimato a quello degli altri paesi europei;

-  maggiore efficienza e snellimento dei tempi di decisione amministrativi che troverebbe attuazione nel finanziamento dell’autonomia scolastica;

- elaborazione di un piano di assunzioni di grandi proporzioni: 150.000 unità di personale docente precario, in tre anni, per giungere, in tempi brevi, all’estinzione del meccanismo delle Graduatorie permanenti e con esse del precariato, aprendo la strada alle assunzioni esclusivamente tramite pubblici concorsi;

- interruzione della speculazione che sottende il sistema dei master e corsi di specializzazione vari;

- potenziamento dell’edilizia scolastica attraverso la messa a norma di scurezza della maggior parte degli edifici;

- riduzione del numero di ripetenze in quanto gravose alla spesa pubblica per il conseguente aumento del numero di classi e relativi insegnanti e poco funzionali agli studenti. In alternativa: promozione delle passerelle ad altri tipi di scuola;

- Istituzione degli IFTS, ovvero l’altra gamba dell’università, istituti statali di istruzione post superiore per l’ingresso nel mondo del lavoro e dell’industria;

- Autorizzazione del noleggio dei libri di testo per contenere la spesa per l’istruzione gravante sulle famiglie;

- Per quel che riguarda gli insegnanti di sostegno, superamento del rigido rapporto di 1 ogni 138 alunni e determinazione dell’organico sulla base dell’effettivo numero di disabili.

- Abolizione del buono scuola in quanto dare a tutti in ugual misura non consente di superare le differenze.

Sulle questioni di principio, Fioroni ha evidenziato come l’immigrazione sia ormai un dato strutturale nella realtà scolastica, il modello di risposta proposto è quello dell’interculturalità (rispetto della cultura ospitante e di quella di provenienza). A tal proposito ha sottolineato il ruolo della scuola nella costruzione dei valori ed in particolare della pace: “La guerra distrugge le scuole ma le scuole possono distruggere la guerra costruendo la pace”ha detto.

Ha espresso inoltre contrarietà alla liberalizzazione dell’istruzione a vantaggio della riaffermazione della scuola come istituzione dello Stato, il più possibile uniforme sul territorio nazionale; istituzione che deve rispondere all’esigenza della formazione del cittadino e all’eliminazione delle discriminazioni, non a quella logica di mercato e di profitto che tende ad abbandonare i più svantaggiati, in quanto non produttivi, e a favorire i favoriti. La scuola è appetibile al mercato, ma è necessario ripristinare la centralità dello studente e della persona.

L’intervento del Ministro ha trovato poi ampia conferma nelle parole del viceministro Mariangela Bastico che, integrando quanto esposto da Fioroni, ha puntualizzato l’eliminazione delle materie opzionali in quanto “opzione” delle famiglie in favore di materie scelte dal collegio dei docenti. L’anticipo dell’ingresso alla scuola dell’infanzia, ha sottolineato, è stato sostituito con la creazione delle “classi primavera”. L’obbligo scolastico è stato portato a 16 anni e alla stessa età è stato fissato il tetto minimo per l’ingresso nel mondo del lavoro, garantito da una qualifica superiore almeno triennale. Ha evidenziato, con largo consenso dei presenti i quali hanno visto in questo passaggio il superamento dell’appiattimento mercantilistico e il ritorno ad una scuola dei valori, l’importanza della formazione del pensiero critico.

E’ intervenuto il Coordinatore nazionale Rino Di Meglio ad esprimere apprezzamento per le parole del ministro e poi è stata la volta dei relatori: Gianluigi Dotti (Responsabile C.S. Gilda), Pietro Milazzo (Docente del dipartimento di istituzioni, Impresa e mercato del’Università di Pisa), Mario Pirani (Giornalista ed editorialista di La Repubblica), Angela Nava (Presidente del Coordinamento Genitori Democratici) e Romolo Pierangelini (Presidente Regionale Lazio dell’AGE). Gli interventi sono stati introdotti e coordinati da Renza Bertuzzi (Responsabile di Professione Docente).

Il primo ad esporre è stato Pietro Milazzo che ha illustrato le relazioni tra scuola famiglia così come disciplinate dal punto di vista giuridico: Costituzione, Decreti delegati, Riforma Moratti, evidenziando le contraddizioni esistenti fra i vari documenti responsabili, in parte, della difficile gestione del problema.

E’ seguito il vivace intervento di Mario Pirani il quale, dopo aver elogiato l’atteggiamento antiriformista del Ministro, ha esortato ad un recupero dei valori all’interno della scuola, valori che passano attraverso l’imposizione di regole, limiti e proibizioni, il ripristino del senso della gerarchia in quanto dato naturale e necessario, l’importanza di un apprendimento che passi attraverso l’esperienza  della fatica e dello sforzo. Il giornalista ha invitato ad eliminare l’artificioso pedagogismo docimologico, a ripristinare gli esami di riparazione, il voto tradizionale, il programma nazionale di studio. Ha esortato a ridurre al minimo le materie opzionali ed i percorsi individuali che scardinano il corpo scolastico creando pregiudizi di tipo consumistico e ribadiscono la falsa demagogia dall’alunno-cliente. E’emersa l’idea di una scuola che dev’essere necessariamente liberata dal protezionismo invasivo delle famiglie. Proprio a scuola infatti il bambino compie i primi passi verso la propria individuazione ed autonomia dalla famiglia, pertanto è bene che i genitori rimangano fuori dalla scuola ed abbiano al massimo un ruolo consuntivo. La democrazia partecipativa non ha fatto che promuovere un’alleanza che ha permesso di esautorare l’insegnante, con effetti devastanti.

Renza Bertuzzi ha rinforzato l’intervento del giornalista sottolineando come in Russia, dove la scuola non risponde alla domanda dell’utenza, gli insegnanti abbiano conservato un ruolo autorevole perché la società riconosce loro “autorevolezza”. In quelle scuole non esiste il fenomeno del bullismo.

Gianluigi Dotti ha ricordato il doppio mandato dell’istruzione: da una parte la scuola-istituzione con il compito di mantenere e trasmettere cultura e civiltà a livello nazionale, dall’altra la scuola come “formazione critica”, obiettivo in cui si realizza il mandato sociale dell’insegnante, obiettivo che si contrappone al mero e riduttivo “addestramento”. Il docente ha sottolineato come debba essere contrastata la tendenza alla contrattazione-individualistica della domanda-offerta contenuta nella riforma Moratti, debbano essere ricollocati i ruoli delle famiglie attraverso il superamento dei decreti delegati che hanno ormai fatto il loro tempo, come la co-gestione porti, di fatto, ad una dannosa riduzione dello spazio del docente.

E’ seguito l’intervento di Angela Nava che ha sottolineato gli errori del passato, come i decreti abbiano creato confusione  e partecipazione improvvisata e malgestita. Ha esortato a superare l’atteggiamento difensivo delle due categorie: insegnanti e genitori l’una contro l’altra armate, per andare verso la costruzione di un rapporto che faccia fronte ad una vera e propria “emergenza educativa” in cui tutti gli educatori, ciascuno nel proprio ruolo, diventino dei “contrabbandieri” di valori alleati contro i “doganieri”che elevano barriere.

L’ultimo intervento di Romolo Pierangelini è risultato un po’ dissonante rispetto ai precedenti, in quanto teso a rivendicare una partecipazione co-gestionale delle famiglie nella scuola.

Michela Gallina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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