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GIUGNO 2007 E' Andata! Che sospiro di sollievo per il Ministro della Pubblica Istruzione. La scuola, tra inenarrabili difficoltà, sommersa da critiche e allusioni, in pieno caos normativo, priva d’ogni sostegno morale ed economico, ha compiuto il suo dovere, traghettando milioni di studenti verso la sponda delle vacanze estive. Negli ultimi mesi dell’anno scolastico la scuola ha espletato un ruolo diverso da quello di sua competenza; infatti il diritto allo studio degli alunni è stato continuamente disatteso per mancanza di personale. Le scuole sono diventate luoghi di momentanea assistenza, le classi sono state troppo spesso smembrate in sottogruppi sistemati su banchi di fortuna, in aule sovraffollate: matematica di seconda al posto di geografia di quarta, religione al posto di educazione fisica. Si sono viste adunanze nei corridoi e ricreazioni illimitate. Il tutto a scapito dell’attività didattica che, sottomessa a imperativi di risparmio, ha ceduto il passo ad attività ricreativa e/o di sorveglianza. Di tanto in tanto, anche nel corso di quest’anno scolastico, sono comparsi dei supplenti, figure oramai dimenticate e certamente destinate alla soppressione. Spesso questi supplenti hanno atteso mesi per ricevere lo stipendio, onorando unilateralmente l’impegno contrattualmente sottoscritto. I titolari di classe e di sezione sono stati “invitati” (il termine corretto sarebbe “obbligati” attraverso minacce di ritorsioni) a sopperire alle carenze di organico, apportando modifiche e ampliamenti al proprio orario di lavoro. Ma la categoria è efficiente e responsabile (anche se troppi si impegnano per darne una immagine diversa) e tutto è andato alla perfezione; che sollievo per il Ministro! I docenti, a dir la verità, si aspettavano qualcosa, viste le tante promesse ricevute. Riponevano fiducia in quel cacciavite che il ministro si era impegnato ad usare abilmente per portare chiarezza là dove regnava incertezza normativa, per eliminare ogni motivo di ambiguità interpretativa. Il cacciavite probabilmente è stato smarrito dal ministro in qualche scomparto della sua borsa da lavoro ed ambiguità ed incertezze sono rimaste al loro posto; persino la bagarre sul portfolio ha continuato ad imperversare. Ma in ogni scuola gli adempimenti di fine anno si sono conclusi tra saluti, lacrime di addio e promesse di futuri incontri. Il ministro, smarrito il cacciavite si è concesso qualche colpo di martello e così ecco che il numero di alunni per classe è aumentato, ecco che agli aborriti anticipi di bambini di 2 anni e mezzo alla scuola dell’infanzia saranno forse soppiantati da sedicenti classi primavera formate da bambini di due (leggi 2 anni). Ma il ministro sa che gli insegnanti amano troppo la scuola per abbandonarla alla deriva, sa che riusciranno, pur tra indicibili difficoltà, a raggiungere livelli di eccellenza, a sopperire a quelle lacune che il ministero ed il governo non sono in grado di colmare. Il ministro sa che i docenti non lavorano per lo stipendio ( se così fosse, si sarebbero già stancati, pensa il ministro), ma che operano perché credono nell’importanza dell’educazione e dell’istruzione, sa che sono quotidianamente impegnati a debellare, nella realtà scolastica, quei retaggi di sopraffazione, maleducazione, arroganza, indifferenza che la società radica nei giovani, che combattono continuamente contro una forma di comunicazione che impera allontanando i ragazzi dalla lingua scritta e parlata, dal piacere per ogni forma di manifestazione artistica, sa che si ostinano a trasmettere agli alunni quei VALORI che tutti, a parole, rimpiangono e reclamano, sa che la scuola è in buone mani e si sente sollevato. Del resto, anche per quest’anno, è andata! Chiara Moimas
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