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FEBBRAIO 2008 ISTRUZIONE e CAMPAGNA ELETTORALE Le camere sono sciolte, si va ad elezioni e quasi certamente anche nella sede ministeriale di viale Trastevere ci sarà il cambio della guardia. Il ministro in carica, però, prima di lasciare, è riuscito a farci un ultimo regalino, una piccolezza! Un semplice piano per tagliare 11.000 unità di personale tra docenti e ATA. Doveva farlo per attuare la finanziaria: oramai lo abbiamo capito che siamo in troppi, che lavoriamo poco, che non siamo produttivi, che non siamo meritevoli, insomma, che siamo una palla al piede in fatto di bilancio statale e che l’unica soluzione sensata per risolvere il problema è quella di tagliare, tagliare e tagliare. Oramai lo abbiamo capito, abbiamo anche capito che questo punto di vista rimane lo stesso, indipendentemente da chi sia a governarci. Abbiamo anche capito che le azioni che i vari governi attuano nei confronti della scuola sono antitetiche a quanto sostenuto dai medesimi in campagna elettorale. E adesso presupponiamo di doverci apprestare a sentire per l’ennesima volta gli stessi concetti espressi con enfasi nelle più disparate trasmissioni televisive che faranno da corollario alla campagna elettorale o a leggerli, messi nero su bianco dalla stampa. Certamente si partirà dall’importanza della scuola, istituzione fondamentale per formare i futuri cittadini, si dirà che la scuola dovrà essere aiutata in ogni modo a superare le attuali difficoltà sociali che in essa si riversano, ma che in essa devono trovare la via della soluzione. Si dirà che la scuola dovrà essere supportata per poter arginare quei fenomeni di degrado morale che attanagliano la società e che nella scuola devono trovare risoluzione. La scuola va potenziata perché educazione ed istruzione siano ancora punti di partenza per una convivenza civile e base per lo sviluppo sociale. E vanno riconsiderati ed incentivati i docenti che quotidianamente si misurano con una realtà difficile ed ostile. Va rivalutata la professionalità di chi ha un compito tanto complesso e delicato come quello di formare le future personalità. Si dirà che la scuola è al centro delle preoccupazioni e che si farà ogni sforzo possibile per renderla un luogo accattivante per allievi e per docenti. Ecco, noi vorremmo essere esentati dall’ascoltare, per l’ennesima volta, propositi che poi non vengono attuati, vorremmo che si evitasse di parlare (lasciando che rimangano parole) di adeguamento di stipendi perché viviamo costantemente con i contratti scaduti e siamo tra chi fatica ad arrivare a fine mese. Un suggerimento a chi sta scaldando i motori per presentare programmi convincenti: si eviti di parlare di centralità della persona e di insegnamento individualizzato se poi si pensa di eliminare 10.000 o 20.000 insegnanti e …..se ci devono essere promesse….che siano mantenute. Chiara Moimas
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