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DICEMBRE 2007 Tra il nuovo e l’antico: rispuntano i concorsi biennali
La bozza di finanziaria approvata in Senato contiene un emendamento, richiesto ed ottenuto da un partito politico dell’attuale maggioranza, che ripristina i concorsi ordinari per titoli ed esami come sistema di reclutamento degli insegnanti. Tali concorsi verranno disciplinati con apposito regolamento emanato dal Ministero della Pubblica Istruzione ai sensi della L. 400/1998. Di conseguenza, per procedere alle assunzioni, si ricreerà un doppio canale per cui metà dei posti a nomina verranno attinti dalle graduatorie ad esaurimento e l’altra metà dal concorso, questo fino a totale estinzione delle graduatorie. Successivamente, i concorsi rimarranno l’unico sistema di reclutamento. Non si capisce bene a questo punto quale dovrà essere il ruolo delle attuali SISS e se continueranno ad esistere. Infatti, nonostante una prima bozza della finanziaria, poi modificata, riproponesse un modello di formazione simile a quello morattiano (triennio universitario e, in sostituzione delle attuali Siss, successivo biennio di specializzazione abilitante con accesso a numero limitato), nel testo attuale invece vengono anche abrogati l’art. 5 della L 53/2003 “Formazione degli insegnanti” e il Dl.vo 227/2005, con cui il precedente Governo aveva tentato di riformare il sistema di formazione e reclutamento del personale docente; materia che ora rimane sguarnita. Probabilmente per accedere al concorso sarà comunque prima necessario acquisire l’abilitazione attraverso i percorsi delle SISS e i corsi di laurea in scienze della formazione primaria. Attendiamo lumi in merito a questo quesito che interessa e coinvolge numerosi colleghi i quali hanno intrapreso il faticoso e costoso cammino delle suddette scuole, proprio considerandolo l’unico percorribile per raggiungere il ruolo. In ogni caso non dovrebbe essere compito di una finanziaria normare questioni così complesse e delicate. Non escludiamo l’ipotesi che le scuole di specializzazione sopravvivano in funzione del business non indifferente che rappresentano per le Università. Se diventeranno effettivi, i concorsi saranno indetti sulla base della previsione dei posti effettivamente disponibili nei ruoli della primaria ed infanzia e nelle classi di concorso, posti liberatisi in conseguenza al turn over dovuto ai pensionamenti. Sulla puntuale programmazione della quantità degli accessi alle università, riposa l’ambizione di risolvere il problema del precariato per il futuro, ovvero di far in modo che, una volta assorbito quello attuale, non si riproponga. Rimangono perplessità e dubbi aperti perché il grande esodo verso la pensione, il quale si sta verificando in questi ultimi due anni, andrà diminuendo drasticamente per il futuro. Non sappiamo quindi come sarà possibile assorbire tutto il precariato delle graduatorie ed anche quello dei concorsi, considerando che le nuove generazioni, recentemente immesse in ruolo, andranno in pensione molto tardi e che le finanziarie, di anno in anno, stanno tagliando e taglieranno sempre più i posti in organico. Chissà se i concorsi saranno una soluzione, un’opportunità o un problema in più all’orizzonte, per ora la mancanza di chiarezza e il panorama contraddittorio e confuso non ci consentono di esprimerci. Michela Gallina
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