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OTTOBRE 2008 Il coronamento del Piano IL DISEGNO DI LEGGE APREA Parallelamente al disegno voluto dalla finanziaria, dietro le quinte, si lavora ad una trasformazione radicale di tutto l'impianto scolastico e dello Stato Giuridico dei docenti che trova riscontro nella Proposta di legge di iniziativa del Deputato Aprea. Una proposta molto simile era già comparsa alcuni anni fa sotto il nome di “Disegno di Legge Santulli-Napoli” ed ora è stato rispolverato con alcune modifiche ma sostanzialmente è rimasto tale. Illustriamo sinteticamente alcuni tra i punti più salienti della proposta.
- La possibilità che ogni istituzione scolastica si COSTITUISCA IN FONDAZIONE con la probabilità quindi di avere dei partner che ne sostengano l'attività. Ovviamente partecipando dal punto di vista del finanziamento avranno anche ampi margini di governo, controllo e condizionamento sulle attività della scuola e sugli insegnanti. Per “fondazione” si intendono enti pubblici e/o privati, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni varie. Inutile spiegare quanto questo potrebbe condizionare la libertà di insegnamento, la possibilità di stimolare la crescita di un pensiero critico negli alunni, svincolato da singole ideologie siano esse politiche, commerciali o confessionali e quanto invece le attività potranno essere finalizzate a creare nell’utenza un abito mentale tale da garantire consenso acquiescente rispetto all'organizzazione sponsor. Pare che lo Stato voglia sgravarsi un po’ alla volta del “peso” economico (perché sembra che solo di peso si tratti) della scuola e cerchi di scaricarlo su organizzazioni alternative. Non si trova più traccia, negli intenti dei personaggi politici di qualsiasi colore essi siano, di un orgoglio nazionale per una Scuola pubblica di Stato, a garanzia della salvaguardia di un patrimonio culturale nazionale.
- Il COLLEGIO DEI DOCENTI VERRÀ SPOGLIATO DELLE SUE COMPETENZE organizzativo-amministrative mentre il CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, molto simile a quello di un'azienda, si approprierà di molte delle funzioni attualmente appartenenti sia al Collegio dei docenti che al Consiglio d'Istituto e sarà il vero organismo che governerà le istituzioni scolastiche. Con estrema discrezionalità potrà deliberare il regolamento relativo al proprio funzionamento e alla propria composizione, approverà il piano dell'offerta formativa, il piano annuale delle attività, il regolamento d'istituto, nominerà i docenti esperti e i membri del nucleo di valutazione, quindi potrà esercitare un enorme potere. L’aspetto peggiore riguarda la composizione di questo organismo che vede gli insegnanti in notevole minoranza rispetto agli altri componenti. Si prevede infatti che il numero di membri non superi gli 11 tra cui il dirigente scolastico. Oltre al dirigente e agli insegnanti, in questo limitato gruppo di persone, dovranno trovare posto i rappresentanti dei genitori, degli studenti e i rappresentanti dell'ente sponsor o degli esperti esterni. Al collegio dei docenti, d'altro canto, spetterà solo l'elaborazione del Piano dell'offerta formativa, comunque vincolata all'approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione. Queste disposizioni manifestano apertamente il tentativo di ridurre le competenze decisionali degli insegnanti per consegnarle nelle mani di dirigenti, famiglie, studenti e persone esterne alla scuola. Quindi sempre meno i docenti potranno determinare le scelte che li riguarderanno e sempre più subiranno l'influenza e le condizioni, anche negli aspetti didattici, dell'utenza e della dirigenza con minori possibilità di auto-tutela. L’insegnamento non avrà la relazione alunno-docente quale centro perché questo sarà esterno ad entrambi e i docenti saranno esecutori passivi di volontà altrui.
- L'indebolimento del potere della categoria viene ulteriormente sottolineato dalla GERARCHIZZAZIONE su TRE LIVELLI: iniziale, ordinario ed esperto che corrisponderanno ai tre livelli di CARRIERA previsti per i docenti. Mentre attualmente la carriera è individuata unicamente nell'anzianità di servizio, successivamente il livello di retribuzione e di riconoscimento professionale e sociale passerà attraverso l'articolazione nei tre gradini descritti. È contemplata la possibilità di transitare dal livello iniziale a quelli successivi. Il primo passaggio avverrà tramite un concorso per soli titoli (meriti) e la valutazione da parte dei docenti esperti. Il passaggio sarà contingentato non sulla base della quantità di docenti meritevoli, ma condizionato alla disponibilità economica dell'amministrazione. Il secondo passaggio invece avverrà attraverso concorso. Il livello di docente esperto equivale al raggiungimento dell'eccellenza, si tratterà dunque di un profilo professionale comprendente mansioni ed attività di formazione e valutazione degli altri docenti. All'interno di ciascun livello è poi prevista una progressione economica sulla base degli scatti di anzianità, a cadenza biennale. I docenti esperti quindi potranno decidere sulle sorti future dei docenti di livello inferiore che saranno comunque sottoposti periodicamente a valutazione. Chiunque operi nella scuola conosce bene quante e quali dinamiche di alleanze e cordate esistano all'interno dell'ambiente e quanta discrezionalità abbia modo di regnare indisturbata; meccanismi di simpatie ed antipatie avranno la meglio sul destino e la carriera degli insegnanti favoriti da disposizioni di questo tipo. Pertanto sarà sempre più difficile tutelare le parti più deboli della piramide. Sul problema del merito ci siamo già molte volte espressi ed è uno dei nodi che ci lascia maggiormente perplessi. Quali elementi andranno a costituire indice di merito? Non è ancora dato sapere.
L'aspetto paradossale è che a fronte di un Panorama così preoccupante (panorama che renderà poco appetibile la professione dell'insegnamento), il disegno di legge in questione preveda anche una maggiore complessità nei percorsi di FORMAZIONE INIZIALE DEI DOCENTI, nonché del loro RECLUTAMENTO. Infatti oltre ai corsi di laurea magistrale (l'attuale scienze della formazione primaria) per il primo segmento dell'istruzione e i corsi accademici di secondo livello (che andranno ad aggiungersi ai tre anni di laurea specialistica e saranno finalizzati all'acquisizione di competenze pedagogiche, didattiche, organizzative e comunicative) per la scuola secondaria, dopo la laurea gli aspiranti docenti dovranno sostenere un Esame di Stato abilitante. L’abilitazione consentirà loro di essere inseriti in un apposito Albo regionale, secondo una graduatoria in base al punteggio acquisito. Da questo Albo, nel rispetto dell’ordine di graduatoria, l’Ufficio Scolastico Regionale invierà gli aspiranti alle diverse amministrazioni scolastiche nelle quali svolgeranno un anno di applicazione (una specie di tirocinio) con un contratto di inserimento formativo al lavoro; in quel periodo saranno sottoposti alla supervisione di un tutor e ad attività formative. Concluso l'anno di applicazione saranno tenuti a discutere,,di fronte alla Commissione di valutazione, una relazione il cui esito si concretizzerà con l’attribuzione di un punteggio. In caso di esito negativo, l'anno di applicazione potrà essere ripetuto una sola volta. A decorrere dall'anno successivo i candidati in possesso dei requisiti potranno accedere ai concorsi per docenti banditi dalle singole istituzioni scolastiche che avranno una cadenza triennale. Dopo il lungo calvario formativo ricompare dunque lo spettro della chiamata diretta appena appena mascherata sotto la veste di concorso. L'assunzione infatti, anziché avvenire per “pubblico concorso statale” come previsto per le pubbliche amministrazioni, sarà una selezione effettuata sulla base dei titoli a discrezionalità del dirigente scolastico con tutti i possibili risvolti clientelari immaginabili. Un maggiore potere dunque è previsto per i dirigenti.
- A fronte di tutti questi aspetti estremamente discutibili, il Disegno di legge contiene due proposte che non possono non trovarci favorevoli, fermo restando che, inserite in questo quadro d’insieme, possono contare ben poco. Ci riferiamo alla concessione dell’area contrattuale separata per i docenti e alla soppressione delle RSU d’istituto.
Si tratta di un disegno di legge che ritorna nel tempo, ma, dato lo stile decisionista di questo Governo e l’abuso di Decreti Legge, temiamo possa trovare una collocazione coerente all’interno delle scelte già avviate. L’intento mascherato da valorizzazione della professionalità docente può portare di fatto ad una perdita di potere per i docenti, il potere che è dato dalla possibilità di esprimere il loro pensiero critico, perché sarà invece un pensiero imbavagliato dalla rete di compiacenza che ciascuno dovrà esprimere per poter mantenere il proprio posto di lavoro. Siamo di fronte all’enorme paradosso: coloro che sono chiamati per mandato istituzionale a favorire lo sviluppo di un pensiero libero nell’utenza saranno i primi ad esserne coattamente privati con conseguente impoverimento del pluralismo ideologico e sterilizzazione di ogni velleità critica. Le Fondazioni concretizzano di fatto il trionfo di un’autonomia scolastica in cui ogni scuola funzionerà come una monade a sé stante con conseguente frammentazione dell’intero sistema. Che fine farà, in questo contesto, il valore dei titoli di studio? Michela Gallina
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