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GIUGNO 2007 Flessibilità didattica: la Cenerentola della scuola a cura di Raffaella Lanari Il nostro contratto di lavoro (C.C.N.L. QUADRIENNIO GIURIDICO 2002 – 05) all’Art. 86 (Indennità e compensi a carico del fondo d’istituto) cita testualmente: Con il fondo vengono retribuite: la flessibilità organizzativa e didattica che consiste nelle prestazioni connesse alla turnazione ed a particolari forme di flessibilità dell’orario, alla sua intensificazione mediante una diversa scansione dell’ora di lezione ed all’ampliamento del funzionamento dell’attività scolastica, previste nel regolamento sull’autonomia. Per il personale docente ed educativo in servizio nelle istituzioni scolastiche che abbiano attivato la flessibilità organizzativa e didattica spetta un compenso definito in misura forfetaria in contrattazione integrativa d’istituto. Ma cosa significa flessibilità organizzativa e didattica? Per flessibilità si intende la proprietà o la caratteristica di essere flessibile, facilità a piegarsi e, in senso figurato, a variare, a modificarsi, ad adattarsi a situazioni o condizioni diverse . Anche il DPR 275/99 – Regolamento sull’Autonomia - pone le scuole al servizio dei bisogni organizzativi e didattici diversificati delle singole realtà locali; il DPR parla espressamente di autonomia organizzativa e didattica come luogo d’esercizio della flessibilità sostituendo nella formula organizzativa della scuola, le costanti con le variabili. Proviamo a distinguere la flessibilità in: ·flessibilità organizzativa: modificare tempo, spazio, strumenti relativi all’attività di insegnamento e apprendimento ·flessibilità didattica: modificare i contenuti stessi dell’attività educativa e didattica, ossia i percorsi di insegnamento - apprendimento in funzione dei diversi bisogni formativi dei singoli e dei gruppi di apprendimento Inoltre se ci si collega al sito MPI – Autonomia (http://www.istruzione.it/argomenti/autonomia/definisce/flessibilità.htm) si trova molto materiale così organizzato: - Il Piano dell’Offerta Formativa definisce i percorsi di flessibilità didattica e organizzativa. - La flessibilità propria dell’intero sistema di istruzione e formazione. - La flessibilità interna alla singola istituzione scolastica. - La flessibilità per rispondere alle difficoltà e ai disagi degli allievi. - La flessibilità dei gruppi. - La flessibilità oraria. Ho cercato di sintetizzare con uno schema quanto proposto dal MPI:
RIFLESSIONE La prima difficoltà che si incontra quando si parla di flessibilità è determinata dalla perplessità dei colleghi i quali pensano si tratti di cosa nuova, sconosciuta e quando scoprono che in concreto non c’è nulla di nuovo restano perplessi. Se entro in classe e spiego ai miei alunni come funziona l’orologio, lo posso fare in modi diversi:
Se divido la classe per gruppi di livello, se attivo percorsi didattici individualizzati, se trasformo la classe in laboratorio non ho fatto altro che utilizzare quello strumento di nome “ flessibilità”. Gli insegnanti la utilizzano da tempo ma senza consapevolezza: sono flessibili ma non sanno di esserlo.Il vero problema è che gli insegnanti, in generale, sono dei lavoratori abituati sempre a dare, e dare anche molto più di quanto richiesto. Chiedere loro di fermarsi a riflettere sulla modalità con la quale operano quotidianamente sembra spesso tempo perso, ma per valorizzare il nostro lavoro d’aula dobbiamo imparare a riflettere su quanto facciamo e ad esternarlo richiedendone riconoscimento. Ha valore solo ciò che viene riconosciuto, infatti lo strumento della flessibilità ci permette di valorizzare tutte quelle attività che da tempo attuiamo all’interno del nostro orario di lezione. Tutto ciò mi sembra perfettamente in linea con quanto chiediamo con la nostra piattaforma contrattuale: valorizzare il lavoro d’aula.
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