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FEBBRAIO 2008 Arrivano gli aumenti: insegnanti mai così poveri! Nel mese di febbraio saranno corrisposti, nella busta paga degli insegnanti, gli aumenti e gli arretrati. L’entusiasmo è comunque molto contenuto considerando che erano attesi per gennaio e che la dilazione, fra il ritardo nel rinnovo del contratto e la mancata corresponsione, ha raggiunto ormai i 26 mesi. Né possiamo essere più soddisfatti se volgiamo lo sguardo alla situazione europea: in base alle stime dell’Ocse infatti gli insegnanti italiani risultano, a livello stipendiale, il fanalino di coda rispetto ai paesi industrializzati. La retribuzione annua pro-capite dei docenti italiani della scuola secondaria superiore, dopo 15 anni di attività, è di 32.169 euro, una cifra molto lontana dalla media di 40.269 euro calcolata tra Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Scozia, Grecia, Spagna, Svezia, Finlandia, Stati Uniti e Giappone. E il quadro non migliora se si considerano gli stipendi percepiti, che sono pari a 31.292 euro nella secondaria inferiore e a 28.732 nella primaria; le cui medie sono, rispettivamente, di 37.489 e 35.100 euro. Dati che collocano il nostro Paese solo dopo la Grecia, i cui docenti, di ogni grado d’istruzione, percepiscono 28.647 euro all’anno. Il recente studio della Banca d’Italia rileva che nel nostro Paese la crescita degli stipendi è ferma al 2000 e che il livello di impoverimento è in aumento, in particolare per i lavoratori dipendenti: dal 2000 al 2006 i lavoratori autonomi incrementano le loro retribuzioni del 13,1% a fronte di uno 0,3% dei dipendenti. È evidente il fallimento degli accordi sul costo del lavoro del 1993, se il loro risultato è questo. E in questa situazione generale, i docenti sono tra le figure professionali più penalizzate”. La Federazione Gilda-UNAMS, a questo proposito ha fatto inserire una nota a verbale sul Contratto Scuola sottoscritto il 29 novembre 2008: “le risorse sono limitate, parziali ed in ritardo rispetto all’aumento del costo della vita, non consentono un sostanziale avvicinamento alle retribuzioni europee dei docenti, inoltre una parte di quelle utilizzate risalgono addirittura al precedente contratto biennale; (…) non si condivide il rinvio alla contrattazione dell’”indennità di vacanza contrattuale”, in quanto tale rinvio costituisce un’abrogazione di fatto dell’unica sanzione prevista per l’inadempienza di parte pubblica.”
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