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MAGGIO 2005INVALSICome
abbiamo avuto già modo di spiegare, lo scorso 28 ottobre il Consiglio dei
Ministri ha approvato in via definitiva il Decreto legislativo istitutivo
del Servizio Nazionale di valutazione del sistema di istruzione e formazione
professionale e il riordino dell’istituto nazionale per la valutazione
(INVALSI), con l’obiettivo dichiarato di contribuire al miglioramento
della qualità del sistema educativo e di valutarne l’efficacia e
l’efficienza. Nel
mese di aprile sono state effettuate le somministrazioni dei test ed è
stato lo stesso ente a comunicare ai dirigenti scolastici delle scuole del I
Ciclo che si trattava di
un'attività obbligatoria, "L’attività
di valutazione per il primo ciclo di istruzione (studenti della II e IV
classe della scuola primaria e della I classe della scuola secondaria di I
grado) è obbligatoria in quanto connessa all’avvio della riforma del
primo ciclo del sistema scolastico a seguito dell’entrata in vigore del
D.lgs. n. 59 del 2004 che ne disciplina i percorsi.” Le
prove in questione sono dei quesiti ad uscita multipla, dei quiz, delle
prove strutturate ed oggettive e, in quanto tali, scientifiche. L’intento
è dunque quello di stabilire con precisione i livelli di apprendimento
degli alunni e di conseguenza o meglio, di riflesso, la bontà
dell’operato e metodo degli insegnanti. La valutazione dunque non ricade
solo sugli alunni ma anche sui docenti e sulla scuola e solo i più
meritevoli avranno accesso ai fondi incentivanti. Ma meritevoli di cosa? Se
consentite, questo sistema di valutazione sta modificando lo stesso
significato del termine “apprendimento” in quanto dovremmo dire che
l’apprendimento è quel “qualcosa” che viene misurato dai quiz. Tutti
noi sappiamo che solo alcuni aspetti delle competenze possono essere
misurati attraverso le domande ad uscita multipla e si tratta per lo più di
“nozioni”, ma le abilità più complesse di organizzazione, di sintesi,
di rielaborazione, di ragionamento, di collegamento e quant’altro, quelle
che anni di studi docimologici non sono riusciti a “misurare”
quantitativamente o oggettivamente che fine fanno? Forse dobbiamo concludere
che non debbano neanche più essere insegnate e sviluppate dal momento che
il Ministero non ne chiede riscontro? Chiunque abbia insegnato sa quanto sia
difficile potenziare la abilità complesse rispetto al trasmettere e far
memorizzare delle nozioni. Beh allora colleghi rallegriamoci, d’ora in
avanti sarà sufficiente riprogrammare la nostra attività come meri
registratori o ripetitori di informazioni, mettiamo pur da parte quelle
velleità che abbiamo considerato aspetti qualificanti della nostra
professionalità e del nostro metodo; “addestriamo” i nostri alunni
all’idiozia, mortifichiamo le loro intelligenze il loro senso critico, da
adulti saranno dei consumatori perfetti, perfettamente integrati nel sistema
delle leggi di mercato, però, cari colleghi, cerchiamo di fare tutto questo
divertendo i nostri utenti-clienti altrimenti c’è il rischio che si
orientino verso altri prodotti ed altre offerte e c’è l’ulteriore
pericolo che le nostre proposte non risultino sufficientemente competitive e
rimaniamo fuori dal mercato. Alunni
felici, famiglie soddisfatte, l’apprendimento è un optional da
raggiungere il più tardi possibile, sicuramente dopo l’obbligo
scolastico, magari con costosi corsi di formazione, masters e così via,
perché c’è tutto un ulteriore business da foraggiare. Nei
paesi anglosassoni, hanno già sperimentato quest’amenità simil-INVALSI,
con l’aggravante che ad essere incentivato dai buoni risultati degli
allievi risultava lo stipendio degli insegnanti. L’esito prevedibile della
moderna scelta pedagogica è stato che i docenti hanno smesso di
“insegnare”e con buona pace del loro elevato mandato, ma anche
sicuramente con grande risparmio di fatica, si sono dedicati
all’addestramento al quiz. Inutile ribadire lo scadimento della qualità
della scuola e dei livelli di apprendimento. Questi
sono gli squallidi risvolti di una scuola falsamente demagogica e facile che
sta perdendo di vista il suo obiettivo principale. Volendo
continuare con le fin troppo spontanee polemiche, ci sarebbe da chiedersi
che senso abbia somministrare queste prove, supportate da un triennio di
sperimentazione sui programmi dell’85, se ora che sono state rese
obbligatorie sono cambiati i programmi o meglio le “Indicazioni
Nazionali”. Forse siamo di fronte all’ennesimo esempio di
pressappochismo, l’importante è fare qualcosa di moderno il “senso”
dell’impresa è del tutto secondario, nell’azienda scuola contano i
risultati quantificabili, non certo i significati, quelli appartengono alla
filosofia! Gli
inviti più o meno garbati alla disobbedienza, che in questo caso diventa
“disobbedienza civile”, sono arrivati fortunatamente anche da alcune
“illuminate” famiglie che hanno espresso il loro dissenso contro questo
carrozzone, boicottando le prove e tenendo a casa i figli nel giorno di
somministrazione. In alcune scuole il tasso di assenteismo è stato molto
elevato, altri hanno mandato diffide al Ministero aprendo un braccio di
ferro con le istituzioni e tutto questo non può che farci molto piacere.
Vorremmo anche invitare gli ispettori, non tanto ad assistere alla
somministrazione delle famigerate prove, quanto ad effettuare dei
sopralluoghi nelle scuole per verificarne il livello di sicurezza, la
presenza di locali, di attrezzature, arredi e strumentazioni adeguate o
tutto questo non fa forse parte della qualità del servizio offerto? Michela
Gallina
INVAL-SI’ O INVAL-NO?L'INVALSI
dunque si occupa della valutazione, prima avviata volontariamente da alcune
scuole, ora forzatamente inserita nella vita delle scuole
"autonome", con la pretesa, davvero di pessimo gusto,di far
lavorare gratuitamente i docenti ancora una volta, ecco un altro pezzo di
Riforma a costo zero! Invito
a visionare i manuali di somministrazione e mi domando quando i colleghi
potranno leggerli? Meno
male che un servizio on line permetterà di chiedere informazioni di
carattere generale, sulla somministrazione agli stranieri, ai ciechi, ai
dislessici, ai disabili etc, potremo farlo di notte, dal nostro pc
personale, a nostre spese, quello di scuola sicuramente avrà qualcosa.... Ciò
che mi immagino è la mia ultima seconda mentre un collega, come da manuale,
impedisce loro l'uso del dizionario: "Ma come maestra, tu avevi detto
che se non conoscevo una parolina dovevo
cercarla sul dizionario e tu mi aiutavi sempre?" Li
costringe ad usare una biro nera, mette al bando bianchetti, matite e penne
cancellabili, ordina di togliere libri e quaderni dal banco, mentre spiega
che "gli studenti di II primaria partecipano ad una rilevazione
nazionale a cui prendono parte 7563 scuole primarie" .... e noi
non siamo arrivati neanche al 100! E
se, per caso, uno dei miei bambini di 7 anni, per lo stress e l'ansia di
questa prova dovesse mettersi a piangere e rifiutarsi di partecipare alla
prova m'immagino quel povero collega che si precipita al telefono per
informare il dirigente e il coordinatore "al fine di prendere
provvedimenti". Mi
ribello all'idea che i miei alunni abbiano un codice e m'indigna il falso
moralismo di quel: "Devono comunque partecipare alle prove tutti gli
studenti indipendentemente dal codice ad essi assegnato. Ciò al fine di non
turbare la loro sensibilità e di non discriminarli in alcun modo rispetto
agli altri studenti della classe." E
a che cosa servirà quel
"Si consiglia di appuntare a matita il cognome e il nome dello studente
sul fascicolo a lui attribuito", non è che poi accanto, qualcuno ci
scriverà il mio? Volevo
scrivere da "da sindacalista", ma non credo di esserci ben
riuscita, le prove sono partite, cavillare non serve, resistere sì. Una
cosa è certa, ogni riunione per la preparazione di queste inutili prove
dev'essere retribuita, ogni tempo, ogni istante passato a scuola non va
regalato a chi sta distruggendo didattica, relazioni e rapporti umani, fatti
di errori, biro cancellabili, quaderni sui banchi e bambini poco obbedienti. So
che il "mio" sindacato sarà a fianco di ogni docente, fino al
Giudice del Lavoro, per la retribuzione di queste ore passate non insieme,
ma contro ai bambini. Laura Razzano
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