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5 ottobre 2005 Giornata Mondiale dell'insegnante Voci
dal Convegno del SAM-Gilda Il 5 ottobre scorso, nella suggestiva e sontuosa cornice del settecentesco Palazzo Doria D’Angri di Napoli, ha avuto luogo il Convegno nazionale dal titolo “Una forte identità dei docenti per un’elevata qualità della scuola”. Per
il secondo anno consecutivo, il SAM-Gilda è stato l’unico sindacato a
commemorare la ricorrenza della “Giornata Mondiale dell’insegnante” ed
a raccogliere la raccomandazione dell’UNESCO. La “Raccomandazione”,
risalente al 1966, è un’esortazione indirizzata a governi e famiglie,
orientata a migliorare le condizioni di lavoro dei docenti, un’occasione
per mostrare loro apprezzamento per il delicato compito svolto e per il
contributo offerto per la costruzione di società democratica e civile. Il
Segretario provinciale Gaetano Mattera, all’apertura del convegno, ha
sottolineato come vi sia stato un silenzio totale da parte dei media, delle
associazioni culturali legate all’ambiente scolastico e delle istituzioni
in generale verso questa ricorrenza. Una “raccomandazione” forse
volutamente ignorata da una politica di scarsa considerazione nei confronti
della scuola pubblica e dell’istruzione, silenzio rotto solo da una voce
fuori dal coro: il graditissimo messaggio del Presidente della Repubblica
che ha inviato il suo saluto a tutti gli insegnanti attraverso il nostro
Convegno. Il segretario
provinciale di Napoli ne ha dato lettura, evidenziandone alcuni passaggi
significativi: “investire nei docenti e
sostenere la loro attività quotidiana é il modo migliore per promuovere un
grande progetto di democrazia cognitiva che insegni a coniugare gli
obiettivi di sviluppo economico sostenibile con quelli di coesione
sociale.” E ancora: “La scuola è il luogo del sapere e della
progettualità. Rappresenta il luogo privilegiato per trasmettere ai giovani
l’identità, le tradizioni, e per educarli al dialogo come strumento di
pace e di concordia tra diverse culture e diverse civiltà”. E’
seguito il saluto del Segretario nazionale Rino Di Meglio che ha
elogiato le parole del Presidente, evidenziandone la sensibilità nel
cogliere soprattutto l’importanza che l’istruzione e la formazione hanno
per la strutturazione della coscienza civile e della democrazia di una
nazione. Ha inoltre sottolineato come perfino i paesi del terzo mondo
abbiano onorato la ricorrenza attraverso iniziative di vario genere, mentre
l’evento sia stato ignorato in altre nazioni maggiormente sviluppate e
ricche di mezzi ed opportunità; ha inviato un sentito augurio a tutti i
colleghi dei paesi in via di sviluppo che devono sopportare situazioni più
difficili delle nostre. Ha inoltre sottolineato come la Federazione si
adoperi costantemente per una valorizzazione e considerazione della
professionalità docente che va ben oltre il riconoscimento economico. Ha
fatto eco il messaggio di saluto del Coordinatore nazionale della Gilda
degli Insegnanti Alessandro Ameli il quale ha posto l’accento sulle
attuali difficili condizioni di lavoro in cui versa la categoria ed ha
esortato ad un’unione corporativa che porti a ripercorrere le scelte
efficaci del passato, in cui proprio il livello di malessere portò ad uno
scatto d’orgoglio, reazione da cui nacque la stessa Gilda. Ha sottolineato
la difficoltà di far comprendere ai politici le problematiche scolastiche
al di là dei pregiudizi e luoghi comuni, la necessità di contenere lo
strapotere dirigenziale che influisce negativamente sul benessere lavorativo
dei docenti. Infine Ameli ha chiuso il suo intervento con questo pensiero: “La
scuola rappresenta il futuro della società, la scuola contiene l’idea del
futuro della società”. La parola è poi passata a Maria Argentino, dirigente nazionale COSSMA, che nel suo intervento, riallacciandosi alla tematica sulle condizioni di lavoro, ha illustrato tutte le difficoltà che affliggono la scuola dell’Infanzia minandone la qualità: anticipi, edilizia carente e spesso inadeguata, precariato docente, elevato numero di alunni per sezione, svilimento del ruolo professionale alla mera vigilanza. Sono seguiti gli interventi dei relatori. La dott.ssa Annalisa Santi, insegnante di scuola primaria nella provincia di Verona, ha illustrato una ricca panoramica sulla condizione dell’insegnante e della maestra in particolare, così come si presentava nell’ottocento, sfatando il mito che il docente, almeno nella storia relativamente recente, abbia mai goduto di un momento veramente aureo. La coinvolgente relazione, ricca di testimonianze ed aneddoti, ha delineato un quadro veramente desolante, fatto di miseria, scarsa considerazione sociale e sacrifici inimmaginabili, per una scelta totalizzante che non lasciava spazio ad una vita propria. Il tutto veniva aggravato da contratti a termine, incertezza, precarietà ed arbitrarietà da parte dei comuni che all’epoca disponevano totalmente del destino degli insegnanti. Questi si vedevano costretti a subire ricatti, ad avere una condotta moralmente irreprensibile, ad integrare il loro lavoro di insegnamento con pluriattività quali la pulizia e manutenzione dei locali della scuola fino ad arrivare alla prestazione di lavori sartoriali e di ricamo per le famiglie dei propri allievi. Il loro salario era inferiore a quello delle domestiche e la pensione non era assicurata, per cui si trovavano a lavorare fino ad età molto avanzata. Tutto questo avveniva in una società che considerava inutile il lavoro dell’insegnante in quanto non realizzante effetti concreti e visibili. E’ seguito l’intervento appassionato di Elisa Zoppei, docente presso l’Università di Verona e presso l’Università Ca’Foscari di Venezia, la quale, alternando riflessioni legate alla propria esperienza di maestra a studi di ricerca universitaria, ha cercato di delineare un’identità umana e professionale dell’insegnante oggi. Ne è emersa un’identità molto complessa ed articolata, un’identità inquieta e in continua evoluzione ed adattamento. All’insegnante oggi vengono richieste capacità di analisi e diagnosi, capacità di trovare soluzioni adeguate, di progettazione, di formazione culturale continua, di relazioni educative a più livelli: alunni, famiglie, colleghi, superiori. L’insegnante vive il conflitto fra l’identità ideale: quello che vorrebbe essere, ciò a cui tende e l’identità reale: quello che può essere nelle condizioni in cui si trova, con i mezzi di cui dispone. La relatrice ha sottolineato come l’insegnamento non sia una professione a cui si possa accedere per caso e ha delineato un elenco di competenze determinanti per l’insegnante di qualità: conoscenza epistemologica, metodologica, didattica, competenze relazionali e di cooperazione, capacità di riflessione ed autocritica, competenza gestionale ed organizzativa e soprattutto capacità di rigenerare le proprie competenze. E’ stata poi la volta del Dirigente tecnico del Ministero dell’Istruzione, il dott. Nazareno Dell’Aquila che ha denunciato la logica perversa, per quel che riguarda le riforme scolastiche, che ha portato i ministeri ad ascoltare il parere di tutti, senza prendersi la briga di fare un sondaggio fra i diretti interessati, ossia gli insegnanti, i veri esperti della scuola. Dal suo punto di vista ha esortato i docenti a non innalzare difese corporativiste contro la valutazione da parte delle famiglie, in quanto l’allievo risulta essere il mediatore del valore dell’insegnante e il mettersi in contrapposizione all’utenza porta solo a sconfitte. Gli insegnanti, ha aggiunto, sono espressione della società ma se lo sono i modo inconsapevole rischiano di essere solo degli strumenti. Per il Centro Studi Gilda è intervenuta Serafina Gnech che ha sottolineato, fra i nuovi pericoli incombenti, il disegno di legge sugli Organi Collegiali che tenderà ad emarginare ancor più il docente all’interno della sua struttura quando dovrebbe esserne invece il protagonista. Ha richiamato alla necessità di valorizzare gli aspetti caratterizzanti della professione sempre più scalzati dall’accozzaglia di aggiuntivo, mentre sono gli esperti esterni ad erodere sempre più la specificità del docente occupandone spazi e ruoli. Ha sottolineato come il vero potere dell’insegnante nasca dalla valutazione, potere che sta progressivamente venendo meno poichè i titoli di studio stanno perdendo il loro valore mentre lo vanno acquistando i “corsi”. E’ seguito un dibattito caratterizzato da vari interventi e, per finire, Rino di Meglio ha voluto rispondere alle provocazioni di Dell’Aquila in merito alla valutazione dei docenti da parte delle famiglie. Nessuno rifiuta in astratto l’idea di valutazione, ha detto, ma nel paese non si sono sviluppate competenze valutative adeguate e credibili. L’idea di far valutare gli insegnanti da alunni e genitori non ha senso (salvo estendere il principio a tutte le categorie professionali) perché chi giudica non deve essere coinvolto ma indipendente, le famiglie non lo sono, vogliono che il figlio ottenga buoni risultati e valutano l’insegnante in base a questo criterio. Gaetano Mattera ha infine congedato i presenti con un saluto ed augurio conclusivo. Michela Gallina |
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