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 GENNAIO 2007


No al marcatempo

per i docenti

Nella prima metà del mese di novembre scorso, si è finalmente chiusa l’annosa questione sollevata da alcuni Dirigenti scolastici che hanno tentato di imporre ai docenti la timbratura del cartellino, quasi fossero i dipendenti di una fabbrica, anziché insegnanti.

La parola fine è stata scritta dalla Suprema Corte di Cassazione che ha stabilito l’illegittimità dell’imposizione del cosiddetto marcatempo, in assenza di specifica previsione nel contratto di lavoro.

La Gilda, che aveva sempre sostenuto l’inapplicabilità di simili strumenti di controllo, esprime la propria soddisfazione per la pronuncia della Cassazione che mette fine a delle imposizioni offensive per la professionalità degli insegnanti.

Da tempo infatti l’associazione si batte per la valorizzazione della “professionalità” e della “funzione docente”, aspetti non quantificabili in termini di tempo, molto spesso collegati ad un intero stile di vita di chi svolge il “mestiere” di insegnante che è per buona parte un lavoro sommerso, fatto di preparazione personale e formazione non esauribile all’interno dell’edificio scolastico. Purtroppo nella mentalità comune fanno testo solo le ore trascorse fisicamente presso la sede: da qui è nata l’idea, di alcuni sindacati, di introdurre l’aggiuntivo che ha aumentato la permanenza dei docenti all’interno delle mura scolastiche. Poco importa che da sempre si portino a casa montagne di quaderni da correggere, attività e lezioni da preparare e programmare. Forse i profani pensano che l’insegnamento sia frutto di improvvisazione, ma in tal caso dovrebbe essere premiata l’inesauribile creatività e l’onniscienza di quegli esseri tanto soprannaturali quanto incompresi: i docenti per l’appunto. Per quarant’anni, giorno dopo giorno, riescono ad improvvisare sulle materie più disparate, a ricordare senza studiare o ripassare tutti i contenuti delle loro materie, ad adeguarsi ai tempi, ad aggiornarsi su contenuti. tecnologie e quant’altro, nonostante alcuni di loro potrebbero essere i nonni dei loro allievi, mentre i compiti si correggono per incanto senza il loro intervento e così pure si auto-compila tutta la burocrazia scolastica fatta di registri, verbali, schede di valutazione. E’ forse appena il caso di ricordare come gli impiegati e gli operai, finite le loro ore, se ne vadano a casa senza portarsi appresso del lavoro, se viene loro richiesto lo straordinario, questo è ben valorizzato economicamente. Il nostro è un lavoro senza orario, ma i più pensano che si tratti di un privilegio. 

Michela Gallina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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