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DICEMBRE 2006 Pensioni: io speriamo che me la cavo! Dopo l’accordo segreto tra governo e confederali, chiamato “memorandum d’intesa” per attenuarne forse l’impatto emotivo, serpeggia a dir poco una certa inquietudine presso i colleghi più anziani che si apprestano a presentare la domanda di pensionamento, ma anche presso coloro che sono ancora lontani da quel traguardo. Le voci di corridoio fuoriuscite non lasciano dormire sonni tranquilli a nessuno. Entro il 31 dicembre 2007 è previsto che andranno i pensione tutti coloro che a tale data avranno maturato i requisiti d’accesso per la pensione di anzianità: 57 anni d’età e 35 di contributi, ricordiamo come la data del 31.12.07 fosse stata introdotta dalla riforma Berlusconi già penalizzante per tutti coloro che, con la precedente riforma Dini, avrebbero potuto maturare i requisiti entro il 31.12.2011. Ora pare vi saranno ulteriori restrizioni, il requisito per l’accesso potrebbe essere innalzato a 58 anni di età e questo rischia di escludere, all’ultimo momento, un certo numero di colleghi che già contavano su un diritto acquisito. L’incertezza sui diritti acquisiti è infatti un tema ricorrente nella normativa dell’ultimo decennio. Anche se la L. 243/2004, meglio nota come riforma Berlusconi, contiene una clausola di salvaguardia di tali diritti, sappiamo benissimo come una legge successiva sarà in grado di spazzare via ogni salvaguardia precedente. Chissà dunque se assisteremo effettivamente al fenomeno di massiccio pensionamento atteso per il 2008. Non solo, per tutti gli altri per cui la pensione rappresenta un miraggio di un futuro sempre più lontano, espressioni quali “correzioni dei coefficienti di calcolo” ed “attuazione piena del sistema contributivo” risultano essere davvero molto sinistre. Ci auguriamo che il protocollo sia al più presto reso noto e ci aspettiamo che questa volta non vi sia la connivenza dei confederali che già nel 95, con la riforma Dini, avevano fatto calare un velo di silenzio, senza proclamare nemmeno un’ora di sciopero per quella che si è rivelata la riforma dagli esiti più devastanti nel campo della previdenza. Michela Gallina
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