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Un
giornalista in difesa degli insegnanti. Importanti
spunti di riflessione e di lettura sono emersi dal Convegno organizzato
dalla Gilda e tenutosi a Treviso lo scorso 15 aprile. Titolo dell’incontro
era: “Dialoghi, incontri e domande di senso sul senso della scuola”.
Pregevole è stata la relazione di Mario Pirani,
giornalista, economista e politologo, collaboratore a diverse testate quali
“Il Giorno”, “Il Globo”, “La Stampa”, “L’Europeo” e “La
Repubblica”. Le riflessioni di senso sono utili ed importanti in
particolare in questo momento critico per la scuola italiana. Gli
insegnanti, travolti dal susseguirsi frenetico degli eventi e dei
cambiamenti, smarriti e disorientati, si interrogano senza riuscire a darsi
delle risposte, senza riuscire a capire di quale perverso inarrestabile
meccanismo siano diventati vittima. L’interpretazione
di Pirani si è rivelata utile in quanto mossa da un punto di osservazione
esterno alla scuola ed anche a lungo raggio, considerando l’età avanzata
del giornalista. Secondo l’opinione dell’editorialista, le riforme
abbattutesi sulla scuola, non sono che il riflesso dell’evoluzione di una
società che fonda la sua meritocrazia non tanto sul sapere e sulla
conoscenza, quanto sulla ricchezza. Rispetto a chi individua la causa di
tale processo in un disegno premeditato della Confindustria, Pirani indica
un’altra chiave di lettura: spesso i processi di cambiamento
innescano delle linee di evoluzione che sfuggono al controllo degli stessi
registi, quasi uno sviluppo da lui definito: “eterogenesi dei fili”. Il
prodotto di anni di riforme e cambiamenti ha portato ad una scuola
falsamente democratica, una scuola del successo facile per tutti, con
conseguente abbassamento drammatico e progressivo dei livelli di conoscenza
ed apprendimento negli alunni e di demotivazione negli insegnanti che
riscontrano, nei loro allievi, una forma di grave disaffezione al sapere.
Nella scuola che manca di meccanismi di selezione, che non pone l’utenza
di fronte allo sforzo e alla fatica implicati nella conquista della propria
cultura, che rimuove ogni ostacolo ed ogni difficoltà, ogni forma di
sacrificio, gli allievi sviluppano una visione distorta del mondo e della
società, una visione di una realtà in cui tutto è permesso e
raggiungibile senza il minimo sforzo, in cui non ci sono regole ferme né
punizioni previste per le eventuali trasgressioni, in cui non vi è
esercizio alla tolleranza della frustrazione, al rispetto delle regole, e
quel che aggrava la situazione è che il tutto si verifica con la complicità
di famiglie sempre pronte a schierarsi in difesa dei propri figli,
anche quando questi si trovino dalla parte del torto, famiglie
alleate con il peggio, in quanto giustificano i figli quando si comportano
male. Questa
illusione è tanto più pericolosa quanto più il mondo che i futuri
cittadini si troveranno poi ad affrontare risulta estremamente competitivo.
Una volta usciti dal “Paese dei Balocchi” in cui la scuola è stata
trasformata, il luogo del divertimento che però trasforma gli individui in
asini, una mela avvelenata che non offre gli strumenti per affrontare
l’inserimento nel mondo degli adulti, si troveranno estremamente
impreparati, fragili ed anche poco istruiti. Quali
allora i consigli di Mario Pirani: innanzitutto restituire agli insegnanti
la loro funzione educativa ed anche punitiva, ossia di figura che
ristabilisce un senso del limite; il ritorno al rispetto di regole e divieti
e il monito a ricordare che vi è una situazione più grave della violazione
delle regole: l’assenza delle stesse e il disorientamento che ne deriva;
reintrodurre nella scuola la meritocrazia, il riconoscimento, la
valorizzazione dei successi nei meritevoli e la segnalazione
dell’insuccesso negli altri. Infine
un’importante esortazione per le famiglie: quella di rimanere fuori dalla
scuola, evitando quelle forme di interferenza che hanno spesso creato
problemi più grandi di quelli che pretendevano risolvere. Inutile
dire quanto le osservazioni del giornalista abbiano dato forma ai pensieri,
timori, delusioni degli insegnanti convenuti, i quali si augurano che questa
voce fuori dal coro si elevi al sopra dei luoghi comuni e di tante altre
voci troppo spesso e facilmente levate contro la categoria per criticare,
accusare e condannare superficialmente e sommariamente. Michela Gallina |
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