Home In primo piano Rubriche RSU Archivio
GENNAIO 2004
Le “conquiste” sindacali degli anni ’90
Nel lontano anno 1959 una legge, la n. 324 attribuì ai dipendenti dello Stato una somma, denominata indennità integrativa speciale, già esistente nel settore privato e chiamata “contingenza”. Tale indennità, da variare annualmente in ragione dell’indice del costo della vita, ha salvaguardato per anni le retribuzioni dei dipendenti pubblici e privati dall’inflazione che erodeva ed erode tuttora le retribuzioni. La cifra iniziale era di lire 2400, l’inflazione terribile degli anni 70/80 fece sì che nel 1993 la quota di indennità integrativa speciale fosse arrivata ad oltre un milione di lire, quasi la metà di uno stipendio medio.
Ma, è bene ricordarlo, non si trattava di un aumento reale, bensì di una rivalutazione postuma dello stipendio, in base al costo della vita rilevato nei mesi precedenti.
Nel mese di luglio del 1993 fu raggiunto un accordo tra CGIL, CISL, UIL ed il Governo (Presidente del Consiglio Giuliano Amato) con il quale gli aumenti dell’indennità furono soppressi.
Sempre
in base all’accordo del 1993, venne emanato il Decreto legislativo n. 29 con
il quale si privatizzò il rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti e ci si
impegnò ad eliminare gli “automatismi stipendiali”, cioè la carriera dei
dipendenti pubblici basata sino ad allora su scatti stipendiali del 2,5 % ogni
biennio. Tali scatti furono lasciati solo ai militari, ai magistrati e agli alti
funzionari. Mentre per gli insegnanti si trasformarono nei famosi gradoni di 6 e
7 anni.
Va ancora detto che gli scatti biennali di anzianità sussistono in numerosi contratti privati, ma allora furono definiti un “privilegio” degli statali.
Chi pensasse che lo scrivente stia facendo della polemica gratuita, vada a rileggersi in una biblioteca i quotidiani dell’epoca e vedrà i commenti trionfali dei dirigenti confederali sui risultati ottenuti.
Insomma avevamo 3 cose: un’indennità di contingenza che ci tutelava dall’inflazione, scatti biennali di stipendio e, infine, un contratto quadriennale che ci dava qualcosa in più. Alla fine del 1995 ci siamo trovati, grazie ai sindacati confederali, solo con una contrattazione biennale ancorata ad una fantomatica inflazione programmata.
E’ facile rendersi conto di che pessimo affare si sia concluso.
Si è abolito un meccanismo che tutelava dall’inflazione, si è quasi eliminata la carriera di anzianità basata sugli scatti biennali, si è limitata la contrattazione con parametri legati all’inflazione programmata dal Governo cioè non importa se i prezzi aumentano del 10, conta se il governo ha programmato il 2,5 %, il contratto non può superare tale soglia.
E poi quando il Governo non apre la contrattazione? E quando contratta con anni di ritardo? Che si fa?
E quando i contratti, per darti qualche centesimo in più, ti obbligano a fare le attività aggiuntive?
Gli effetti perversi di una politica sindacale profondamente contraria ai nostri interessi sono sotto gli occhi di tutti, solo la disinformazione e la propaganda possono impedire a tanti insegnanti di capire chi li ha difesi con coerenza e chi, invece, Cgil, Cisl e Uil in particolare, ha grosse ed oggettive responsabilità per lo stato di disagio che viviamo ogni giorno nelle scuole ed ogni fine mese quando riscuotiamo uno stipendio che non riesce a stare al passo con il carovita.
Sempre nello stesso periodo furono concordate leggi per limitare l’esercizio del diritto di sciopero nel settore pubblico, in particolare da quel momento fu impedito agli insegnanti di bloccare gli scrutini, di fare scioperi di lunga durata, ovvero con il favore dei maggiori sindacati fu disarmata una categoria.
Aumenti per le pensioni
Con il prossimo 1° gennaio per i colleghi in quiescenza scatterà la perequazione automatica delle pensioni, la cosiddetta contingenza, quel meccanismo cioè che a cadenza annuale salvaguarda le pensioni dall’inflazione.
Le percentuali di aumento saranno le seguenti:
- un aumento del 2,5% sulla parte di pensione mensile fino ad un ammontare di Euro 1.206,36;
- un aumento del 2,25% per l’importo di pensione mensile compreso tra Euro 1206, 36 e 2.010,60;
- un aumento del 1,875% sull’importo mensile eccedente Euro 2.010,60.
Con la stessa decorrenza viene aumentata a Euro 631,27 l’indennità integrativa speciale che incide sulla tredicesima mensilità.
Rino Di Meglio
Home In primo piano Rubriche RSU Archivio