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NOVEMBRE 2008 A VOLTE RITORNANO Ritornano. Gli anticipi di morattiana memoria sono stati riesumati dallo SCHEMA DI PIANO PROGRAMMATICO DI INTERVENTI “volti ad una maggiore razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, che conferiscono una maggiore efficacia ed efficienza del sistema scolastico”che il MIUR ha predisposto, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ancora una volta la scuola dell’infanzia non vede iniziative di riforma che le permettano una deviazione da quella deriva assistenziale nella quale viene sempre con maggior forza incanalata. Ancora una volta l’occasione va sprecata e quel fondamentale momento educativo che dovrebbe aiutare i piccoli all’inserimento sociale e ad un positivo approccio con il sistema educativo e di istruzione si maschera sotto le sembianze di una riforma e sferra alla scuola dell’infanzia il colpo finale. La precedente legislatura aveva cassato gli anticipi previsti dalla legge 53/03 (riforma Moratti), ma aveva dato vita alle non ben definibili “classi primavera”, un ibrido che prevede la formazione di classi con bambini dai due ai tre anni abbinate a plessi di scuola dell’infanzia (non esclusivamente statali) o ad asili nido esistenti ed affidate a personale non necessariamente qualificato, assunto a progetto. Perché disfarsene? Dopotutto gli asili nido scarseggiano e mamma e papà lavorano (se sono insegnanti precari non ancora per molto). E così l’attuale ministro reintroduce gli anticipi, ma mantiene anche le classi primavera e non contento prevede che nei territori montani, nelle piccole isole e nei piccoli comuni privi di strutture educative per la prima infanzia (praticamente tutti), si possano iscrivere anche bambini di due anni ENTRO LIMITI MASSIMI DEL NUMERO DI BAMBINI FISSATO PER SEZIONE E DELL’ORARIO DI SVOLGIMENTO DELL’ATTIVITA’ EDUCATIVA. Siamo alla follia! E’ indispensabile mantenere alta la soglia di attenzione per cercare di bloccare l’applicazione delle norme o almeno limitarne i nefasti effetti che non si esauriscono, purtroppo, nell’istituto “selvaggio” degli anticipi. Il piano programmatico parla anche di tempo scuola e prevede la formazione di sezioni funzionanti nella sola fascia antimeridiana con la presenza di una sola unità di personale docente. Si dice che le conseguenti economie di posti potranno consentire nuove attivazioni e conseguentemente l’estensione del servizio. Ma chi aprirà le nuove scuole? I comuni attanagliati da enormi problemi di bilancio? E dove? Si pensa forse a migrazioni di insegnanti su scala nazionale? Lo scenario è inquietante. Ma c’è ancora una chicca! In un’ottica di puro risparmio, come non pensare ad una cosa tanto semplice per eliminare aule e personale: AUMENTARE IL NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE!. Le sezioni di scuola dell’infanzia verranno costituite con un minimo di 18 bambini, con un massimo di 26, ma sarà possibile ripartire gli alunni eccedenti in sezioni o scuole vicine fino a formare classi di 29. Nella pratica classi di 29 alunni, fra i quali anche bambini di 2 anni, affidati ad un unico insegnante. Sarà possibile mantenere l’attuale offerta formativa? Certo che no, ma di questo si sono resi conto anche i legislatori che si impegnano ad “essenzializzare” i nuovi piani di studio. La scuola dell’infanzia non potrà essere altro che luogo di assistenza e nemmeno dei più confortevoli. Scusate il discorso terra-terra, ma in quelle sezioni superaffollate ci saranno malessere e continue situazioni di disagio; ad esempio ci sarà sicuramente un costante sgradevole odore perchè qualche bambino di due anni si farà la popò nel pannolone e nessuno potrà provvedere immediatamente al cambio (i tagli sono previsti anche per il personale ATA). Credono forse, i nostri legislatori, che bambini avvezzi a manipolare telecomandi e consolle raggiungano precocemente anche altri tipi di controllo? Chiara Moimas
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