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DICEMBRE 2006 Sciopero per la scuola Il 7 dicembre scorso la Gilda degli insegnanti ha proclamato uno sciopero per protestare contro i tagli alla scuola, soprattutto agli organici, previsti nella finanziaria e contro il mancato rinnovo dei contratti scaduti da quasi dodici mesi e non del tutto ancora onorati. Infatti, nella busta paga, avanziamo ancora degli arretrati, la “coda” contrattuale, una brutta quanto consolidata pratica, questa, di dimenticanze e dilazioni. La nostra organizzazione ha inteso esprimere un forte segnale di mobilitazione e dissenso verso le promesse disattese da un governo che, in fase di campagna elettorale, aveva dato ad intendere ben altra attenzione nei confronti della scuola. La scelta della data dunque non è stata casuale, bensì fissata appositamente nei giorni immediatamente precedenti il passaggio della finanziaria al Senato per l’approvazione. Oltre allo sciopero, la Gilda ha promosso altre azioni di protesta: dei presidi di insegnanti proprio davanti al Senato nei giorni 12 e 13 dicembre, in coincidenza con l’inizio della discussione in Aula. Dopo la proclamazione dello sciopero, per la precisione il primo di dicembre, c’è stata la soddisfazione che almeno uno degli emendamenti venisse accolto. Si è ottenuto che venisse modificato, come più volte richiesto proprio dalla Gilda, il blocco delle Graduatorie Permanenti entro il 2010; un primo segnale positivo, compiuto dal Governo su nostra sollecitazione. Il blocco sarebbe consistito nell’eliminazione delle Graduatorie permanenti con non si sa bene quale destino per tutti quei precari inseriti all’interno che non fossero assorbiti in ruolo grazie al piano triennale annunciato. Facciamo notare trattarsi di insegnanti precari comunque abilitati da concorsi, molti hanno frequentato le costose Ssis con il miraggio dell’assunzione assicurata ed hanno alle spalle anni di precariato. Che cosa si sarebbe dovuto dire a questi aspiranti all’insegnamento a partire dal 2010? Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori? Credo che qualsiasi considerazione in merito risulti del tutto superflua. Di fronte ad una situazione così critica ci saremmo aspettati un’azione unitaria di forza di tutti i sindacati, invece, nonostante i ripetuti appelli loro rivolti, i confederali sono rimasti latitanti e silenziosi per troppo tempo ed infine hanno promosso un’azione più mediatica che reale e che da sola dovrebbe far riflettere molti colleghi sull’opportunità di continuare a foraggiare organizzazioni che raggirano la buona fede dei loro tesserati. Cgil, Cisl e Uil infatti hanno indetto uno sciopero per il 12 dicembre pur sapendo che la Commissione di Garanzia lo avrebbe respinto in quanto troppo ravvicinato a quello del 7 (fra uno sciopero e l’altro infatti devono intercorrere almeno 7 giorni); è difficile credere che a dei sindacalisti navigati possa essere sfuggito un particolare di questo tipo. Appare evidente come la volontà, sin dall’inizio, sia stata quella di proporre un’azione puramente virtuale, tanto per salvare la facciata. Questa mossa, assieme all’accordo segreto sulle pensioni, fa gridare di indignazione. Michela Gallina
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