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OTTOBRE 2003


        Una sporca faccenda

           

Com’è noto, i dirigenti scolastici non appartengono più al comparto scuola ma hanno ottenuto un contratto tutto per loro, essendo stati inseriti in un’area specifica con la qualifica di Dirigenti Scolastici. Con la contemporanea realizzazione dell’autonomia scolastica, i dirigenti sono pure divenuti titolari di contrattazione a livello di ciascuna istituzione scolastica. Essi stipulano dei veri e propri contratti con i rappresentanti sindacali dei lavoratori delle istituzioni scolastiche che dirigono (le RSU), sono quindi assimilati al datore di lavoro di un’azienda.

La maggioranza dei dirigenti scolastici sindacalizzati è rappresentata da un sindacato che si chiama A.N.P. (Associazione Nazionale Presidi), la minoranza si ritrova sparsa in Cgil, Cisl, Uil e Snals, sindacati nei quali, pur essendo pochi, ricoprono anche incarichi importanti.

Non contenta dei risultati ottenuti, l’ANP ha ritenuto di modificare il proprio statuto e di aprire il sindacato dei dirigenti anche ad una parte degli insegnanti, quelli definiti “alte professionalità”.

Quali sarebbero queste alte professionalità? Niente di meno che quei docenti che, per il particolare rapporto di fiducia, ottengono, nelle scuole, degli incarichi di collaborazione con il dirigente scolastico.

Già fino a questo punto, l’operazione appare di basso profilo e moralmente censurabile: i dirigenti scolastici dell’ANP nominano dei collaboratori, li promuovono sul campo “alte professionalità” e poi li arruolano, con tanto di quota d’iscrizione, nel loro sindacato. Ma non è finita qui, (controllare sul sito internet per credere: www.anp.it) ora hanno deciso di portare avanti, senza nessun pudore, il loro disegno. Abbiano pazienza i lettori se siamo ripetitivi: i presidi dell’ANP nominano le alte professionalità, le fanno iscrivere al loro sindacato, chiedono loro di presentarsi quali candidati per le RSU con le quali dovranno contrattare. Risultati sperati: nel migliore dei casi ottenere la rappresentatività anche nel comparto scuola e acchiappare un po’ di esoneri sindacali a spese dei sindacati degli insegnanti, nel peggiore dei casi, eleggere, in quante più scuole possibili, delle RSU con le quali svolgere una contrattazione “senza problemi”.

Noi denunciamo con tutte le nostre forze quest’operazione che consideriamo vergognosa e ci chiediamo se in questo paese esista qualcuno che possa far rispettare i principi costituzionali e le leggi dello Stato.

L’operazione tentata non ha precedenti negli ultimi trent’anni, ovvero da quando nel 1970 fu emanata la legge n. 300 conosciuta come lo Statuto dei lavoratori, con la quale si stabilì un esplicito divieto di costituire “sindacati di comodo”.

Per rinfrescare la memoria dei distratti, riportiamo testualmente l’art.: 17 della legge n. 300 del 1970 “ è fatto divieto ai datori di lavoro e alle associazioni di datori di lavoro di costituire o sostenere, con mezzi finanziari, o altrimenti, associazioni sindacali di lavoratori”.   

                                     Rino Di Meglio


 

NOVEMBRE 2003


 

 

Il sindacato dei presidi:

“tutto il potere A NOI !”

 

L’ ANP (Associazione Nazionale Presidi) – il maggior sindacato dei dirigenti scolastici – ha presentato un ricorso al TAR del Lazio chiedendo l’annullamento del Contratto Scuola.

E’ molto interessante leggere il ricorso perchè il documento fornisce chiare indicazioni su quanto sia becera la politica seguita da questa Organizzazione e quali effetti distruttivi abbia sulla scuola.

In pratica questi signori – che stanno arruolando insegnanti per presentare le loro liste anche per le elezioni delle RSU – vogliono semplicemente attribuirsi dei poteri assoluti in materia di orario di servizio degli insegnanti, di assunzione e licenziamento, di gestione della scuola.

Intendono spogliare di ogni competenza sia il Collegio dei Docenti che le RSU d’Istituto.

Insomma vogliono dirigere la Scuola come un’azienda privata, ma non vogliono neppure avere i sindacati tra i piedi, come dire: la botte piena e la moglie ubriaca.

In sostanza i presidi dell’ANP, nel loro ricorso, chiedono l’eliminazione del potere del Collegio dei Docenti di deliberare il “Piano Annuale delle Attività”, quello che, in base al contratto, deve definire tutti gli impegni di lavoro dei docenti (insomma vorrebbero disporre a loro totale piacimento dei docenti, di giorno e forse anche di notte); ritengono inoltre illegittimo l’affidamento alla contrattazione d’Istituto dei criteri per l’articolazione dell’orario dei docenti.

Non finisce qui: l’ANP chiede pure che siano tolte al Collegio dei docenti “la funzione gestionale del Piano dell’Offerta Formativa” e la “facoltà di attivare o meno le Funzioni Strumentali”( ex Funzioni Obiettivo).

L’ultima perla della splendida collana dell’ANP è un grido di dolore in difesa della libertà sindacale, ovviamente la propria, lamenta infatti la negazione del diritto di assemblea ai sindacati non rappresentativi.

Eh già! Non contenti di presiedere il Collegio dei Docenti, vorrebbero gestire con il loro sindacato anche le assemblee in orario di servizio del personale da loro diretto, che così si trasformerebbero in Collegi supplementari, sicuramente affollatissimi, per non contrariare il “Capo”.

La politica dell’ANP ha inciso negativamente e non poco sui livelli di convivenza tra docenti e dirigenti nelle singole scuole, creando spesso un clima pesante di conflittualità e mortificazioni di cui non si sentiva proprio il bisogno.

Ci auguriamo che prima o poi la parte sana tra i Dirigenti, composta da chi si ricorda di essere stato un insegnante, si risvegli e che lo sparuto gruppo di docenti che ha aderito al sindacato dei presidi (con speranze di carriera) arrossisca di vergogna e torni tra i colleghi.

Rino Di Meglio


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