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Redazione

Segreteria Nazionale

DICEMBRE 2008


TENTATIVI di INTIMIDAZIONE

E’ successo e sta succedendo che qualche direttore generale regionale ed alcuni dirigenti scolastici, oppure alcuni direttori generali nei confronti degli stessi dirigenti scolastici, al fine di contenere se non “soffocare” le proteste avviate un po' ovunque, abbiano inviato comunicati e circolari contenenti limiti e divieti vari. In particolare una circolare, in cui si ricorda il “ruolo e le competenze degli organi scolastici, l'utilizzo delle sedi delle istituzioni scolastiche” estrapola una serie di principi tratti dall'articolo 2 del “Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni” introdotto con DPCM del 28.11.2000. Quanto contenuto nel documento è corretto, ma l'intento di tale divulgazione assume un fine chiaramente intimidatorio. I pubblici dipendenti, in questo caso gli insegnanti, vengono diffidati dall’utilizzare le strutture scolastiche per riunioni finalizzate all’elaborazione di documenti di analisi critica rispetto alle normative di recente emanazione, o per tenere riunioni informative con le famiglie. Allo stesso modo vieta al collegio dei docenti di produrre delibere contrarie alla riforma, esorta ogni dipendente ad evitare comportamenti che possano nuocere all'immagine dell'amministrazione e così via.

Vi sono divieti estremamente discrezionali quali ad esempio: “il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell'immagine dell'amministrazione” “ egli si impegna ad evitare situazioni comportamenti che possano nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione”, nei confronti dei quali è difficile difendersi in quanto non vi è un confine netto fra comportamenti corretti e scorretti e molto è lasciato all'interpretazione. Ci sono divieti che possono entrare in contrasto con quanto contenuto nella Costituzione in riferimento alla libertà di pensiero dei cittadini: “il dipendente tiene informato il dirigente dell'ufficio dei propri rapporti con gli organi di stampa”. Ricordiamo che, al di fuori dell'orario e dell'edificio scolastico, un dipendente pubblico è comunque un cittadino che gode di tutti i diritti degli altri cittadini.

Vogliamo di seguito dare qualche piccolo consiglio pratico ai colleghi per poter continuare le azioni di mobilitazione senza incorrere in sanzioni di vario genere.

qI documenti prodotti dagli insegnanti da inviare alla stampa o ai politici non devono contenere la dicitura “delibera del collegio dei docenti”, ma semplicemente “i docenti della scuola X”;

qgli incontri serali o assemblee con i genitori, per i quali vengono utilizzate le aule scolastiche, con il fine di sensibilizzare ed informare le famiglie sulle ricadute qualitative della riforma, devono essere richieste solo dai genitori (rappresentanti di classe) al dirigente, corredate dall’ordine del giorno. Gli insegnanti possono parteciparvi senza diritto di voto. Un genitore deve redigere un verbale da consegnare al dirigente. Per invitare estranei è necessario attenersi a quanto stabilito dal regolamento scolastico di istituto. Ad ogni modo ricordiamo che, nel caso di violazione dei regolamenti, i docenti, in quanto dipendenti dall'istituzione a differenza dei genitori, sono soggetti a provvedimenti disciplinari; quindi è bene delegare il più possibile le iniziative alle famiglie;

qla distribuzione di volantini può essere svolta solo al di fuori delle pertinenze scolastiche e i volantini devono contenere in calce il C.I.P. con l'autore e il luogo dove è avvenuta la stampa. Per questo consigliamo di firmare con la sigla di un sindacato, previa autorizzazione. Andrà anche verificata presso il Comune la presenza di regole particolari (ad es. divieto di distribuzione nei mercati…);

qeventuali striscioni, cartelloni, manifesti di protesta, vanno firmati e devono essere esposti al di fuori della pertinenza scolastica. Se esposti comunque in luogo pubblico, devono riportare il timbro di concessione rilasciato dal comune ed è bene informarsi su quali spazi sia lecita l'affissione. Le concessioni vengono disciplinate in base alle regole che ciascun comune si dà, in alcuni casi vi è l'obbligo di pagamento, solitamente, se si tratta di comunicati di associazioni ONLUS o no-profit, è sufficiente il timbro;

qper l'esposizione di striscioni, cartelloni e manifesti in luoghi privati, previo consenso dei proprietari, se esposti al pubblico, può essere sufficiente il pagamento dell'eventuale tassa;

Piccoli consigli di buon senso dunque consentono di continuare l'opera di mobilitazione senza che questo possa creare ansie di alcun tipo negli insegnanti.

Tra le forme di protesta, oltre a quelle elencate nel numero precedente (cancellazione delle visite guidate, riduzione dei progetti, blocco delle attività aggiuntive), sembrano molto efficaci:

qle raccolte di firme da inviare a Montecitorio e al Quirinale;

qi banchetti o gazebi cittadini con distribuzione di materiale informativo;

qle campagne di trasmissione di lettere ai politici sia a livello nazionale che locale;

qle conferenze informative allargate alla cittadinanza e dunque non solo alle famiglie degli utenti;

ql'esposizione ai balconi delle case private di bandiere o striscioni recanti un simbolo di protesta (come era avvenuto con le bandiere per la pace);

qlo “sciopero delle famiglie”: i genitori decidono di tenere a casa i loro figli per una giornata o per la prima ora di lezione rilasciando interviste ai giornalisti, inviando le argomentazioni alla stampa locale ed eventualmente anche alle tv;

qmanifestazioni, sit in, organizzazioni di presidi, fiaccolate, sempre con l’autorizzazione del Comune;

qapertura di una campagna nazionale sui temi della sicurezza in applicazione della 626/92 per evidenziare l’incongruenza delle norme di legge con la previsione dell’aumento degli allievi per classe in situazioni oggettivamente inaccettabili dal punto di vista giuridico sui temi della sicurezza e della salute;

qapertura di una campagna di coinvolgimento ampio dei Sindaci, dei Presidenti delle Province, dei Prefetti e, laddove possibile, dei Presidenti delle Regioni per contrastare gli effetti dei piani di riorganizzazione della rete scolastica che il governo vorrebbe imporre.

Tra le raccomandazioni, forse ovvie, ricordiamo che eventuali comunicati, volantini, documenti o quant'altro non possono riportare contenuti offensivi. I colleghi devono fare molta attenzione a non utilizzare l'attrezzatura della scuola: telefono, fotocopiatore, fax, internet e mails per realizzare le azioni di protesta.

E’ necessario procedere con accortezza ma non desistere dalle azioni di dissenso per non lasciar passare il messaggio che ormai la “questione scuola” sia una materia accettata ed archiviata.

Michela Gallina

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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