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Redazione

Segreteria Nazionale

 

 

Sintesi del convegno 

4 marzo 2005

Assunzione diretta: 

le ragioni di un NO

 

Lo scorso 4 marzo ha avuto luogo, a Roma, l’annunciato Convegno promosso dalla Gilda nazionale e dal SAM-Gilda sul tema: “Assunzione diretta: le ragioni di un NO”.

L’interesse per l’argomento è balzato all’attenzione pubblica in seguito al contenuto di una bozza di decreto attuativo dell’art.5 della legge di riforma, diffuso nello scorso luglio e recentemente rivisto proprio nella sua parte più discutibile. Tale documento intendeva modificare lo stato giuridico degli insegnanti sia negli aspetti relativi alla formazione, sia nelle procedure di reclutamento e soprattutto, in riferimento a quest’ultimo punto, mirava a scalzare l’uso del concorso pubblico in favore di una forma da qualcuno considerata più flessibile e funzionale: l’assunzione diretta. Molto spesso infatti il precetto costituzionale dell’accesso al pubblico impiego, mediante concorso, è stato visto dai politici come un limite fastidioso, soprattutto presso i sostenitori della “scuola-azienda”.

Il timore legittimo, sorto in merito a questa tendenza, è di una perdita proprio delle garanzie di imparzialità con cui la Costituzione Italiana ha voluto tutelare in particolare alcune funzioni fondamentali, di cui dovevano essere assolutamente garantite l’indipendenza e la professionalità.

Non a caso è stata dedicata particolare attenzione al ruolo della magistratura ed a quello della docenza al fine di salvaguardarne rispettivamente l’indipendenza di giudizio e la libertà d’insegnamento.

Su questo tema, rilevante per il futuro della nostra categoria ma anche dell’intera società, Alessandro Ameli, Coordinatore nazionale della Gilda, ha aperto i lavori soffermandosi sul disegno di legge 4091 (cosiddetta riforma dello stato giuridico degli insegnanti) e sul decreto attuativo ex art. 5 (formazione iniziale del personale docente) della legge 53/2003 (Riforma Moratti).

Ameli ha denunciato come alcune associazioni della dirigenza insistano sulla necessità che l’assunzione dei docenti  sia affidata alle scuole, ovvero agli stessi dirigenti scolastici.

Alessandra Ricciardi giornalista di “Italia oggi”, moderatrice del convegno, ha poi dato la parola al dott. Fulvio Rocco, magistrato del TAR Veneto.

Il relatore ha esordito con un’accurata analisi del dettato costituzionale in materia di pubblico impiego, ha ricordato che l’art. 97 richiede che i pubblici uffici debbano essere organizzati in base ai criteri di buon andamento e imparzialità, indubbiamente uno dei presupposti dell’imparzialità è l’assunzione, mediante concorso, nelle pubbliche amministrazioni, con le eccezioni previste dalla legge.

Che l’assunzione senza concorso nel pubblico impiego debba essere eccezione e non regola è acclarato da una lunga serie di sentenze della Suprema Corte.

Il dott. Rocco ha accennato anche al dubbio utilizzo che si è spesso fatto dei cosiddetti “concorsi riservati”, soprattutto quando questi escludano o favoriscano eccessivamente dei cittadini rispetto ad altri.

Nel corso della lunga relazione il giudice ha esaminato la legge delega (53/2003) nella quale si parla di “formazione iniziale dei docenti” ma non dei sistemi di reclutamento degli stessi, mentre nel decreto attuativo di recente emanazione, relativo all’art 5 della legge 53, viene normato anche il reclutamento. (Ndr: un eccesso di delega?).

E’ seguito l’intervento del dott. Pasquale Palmiero, Direttore generale dell’ARAN, il quale, nel corso della sua relazione ha, tra l’altro, precisato come il decreto legislativo 276/2003 abbia introdotto nel mercato del lavoro, tra le varie flessibilità, anche la figura giuridica dell’ “assunzione diretta”, modalità che ha sostituito la mediazione degli uffici di collocamento per quel che riguarda le aziende private e che alcune correnti di pensiero, in nome dell’autonomia e della flessibilità, vorrebbero estendere anche al pubblico impiego.

E’ seguito un dibattito sul tema al termine del quale Rino Di Meglio è intervenuto illustrando le contraddizioni e le difficoltà gestionali nelle quali, sempre più spesso, viene a trovarsi la scuola, mentre bisogna ritrovare il legittimo orgoglio che deriva dallo svolgimento di una funzione pubblica fondamentale al servizio dello Stato.

Michela Gallina

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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