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Redazione

Segreteria Nazionale

NOVEMBRE 2008


ATTI del CONVEGNO NAZIONALE in occasione 

della GIORNATA MONDIALE DELL’INSEGNANTE

 

Tra passato e futuro quali principi etici per la 

professione docente

 

Il 6 ottobre scorso a Milano, nell’aula magna del Liceo “Carducci”, di fronte a un auditorio numeroso e interessato, in cui erano presenti dirigenti della Gilda nazionale e di varie Gilde provinciali, si è svolto il convegno dal titolo “Tra passato e futuro: quali principi etici per la professione docente?”, promosso e realizzato dal Centro Studi nazionale della Gilda.

Presentati dal direttore di “Professione docente” Renza Bertuzzi, che ha anche coordinato il dibattito, hanno preso la parola nell’ordine: Angelo Scebba, coordinatore della Gilda di Milano, che ospitava la manifestazione; Gianluigi Dotti, Coordinatore del Centro Studi Nazionale; Carla Xodo, professore ordinario di “Etica e deontologia delle professioni formative”; Elio Damiano, professore ordinario di “Didattica generale”. Ha chiuso la serie dei relatori l’intervento del Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio.

Purtroppo assenti il professor Giorgio Israel e il dott. Marco Immarisio, che hanno inviato le loro scuse per la mancata partecipazione, dovuta a motivi di lavoro e di salute.

Angelo Scebba, nella sua introduzione, nel ricordare il momento critico che la scuola e gli insegnanti stanno attraversando, ha evidenziato l’importanza di ritrovare le ragioni del nostro impegno in quell’ etica professionale “sommersa” che ha salvato il lavoro degli insegnanti italiani in questi ultimi, difficili anni.

Nel suo intervento Gianluigi Dotti ha invece precisato le motivazioni del convegno: la Gilda nei suoi vent’anni di vita ha sempre coniugato l’azione di tutela sindacale con l’interesse per gli aspetti professionali dell’insegnamento: che è, appunto, una professione, e non una mansione impiegatizia, come purtroppo è ancora considerato in Italia. Necessaria, dunque, l’elaborazione per i docenti di una Carta di Principi o Codice etico, strumento tipico di auto-regolamentazione delle attività professionali, per ridare all’insegnamento lo status di professione e ridare alla Scuola statale, ridotta nella vulgata corrente a servizio, lo status di Istituzione pubblica.

Renza Bertuzzi a sua volta, nel presentare Carla Xodo e Elio Damiano, ha puntualizzato che la professione del docente e il suo stato giuridico discendono dalla Costituzione della Repubblica e dal Testo Unico sulla Pubblica Istruzione (D. Lgs. 297/94); ha evidenziato le responsabilità dei politici ma anche della categoria docente, poco consapevole e spesso passiva, nella perdita progressiva del mandato sociale di cui i docenti e la scuola un tempo godevano.

La professoressa Xodo e il professor Damiano a loro volta hanno cercato di dar risposta ad alcuni quesiti, posti da Renza Bertuzzi, che vertevano sul rapporto fra Codici deontologici professionali ed etica, sulla natura della professione docente e sulle trasformazioni a cui essa è stata soggetta negli ultimi anni.

La professoressa Xodo, nella sua indagine sui valori etici a cui il docente può ispirarsi, fra passato e futuro, è partita da una constatazione: l’unica immagine forte dell’insegnante come professionista emerge dalla letteratura scientifica ed è quella di un tecnico della formazione, in cui l’attenzione prevalente per le dimensioni metodologico - didattiche ha finito per oscurare la dimensione etico-deontologica della professione. Tale dimensione, che Xodo chiama magistralità, imprescindibile e caratteristica dell’attività di insegnamento, è necessario sia reintegrata nell’immagine professionale del docente.

La magistralità, concetto dialettico, si definisce nella relazione tra maestro ed allievo, che a sua volta affonda le sue radici nella esigenza di educazione (formazione integrale della persona) comune a tutti gli esseri umani. Gli uomini cercano infatti nell’ esperienza e nell’esempio morale coerente di un maestro significativo le risposte ai loro interrogativi, in forma di verità ragionevoli, che diano autenticità ed autonomia alla loro vita. I maestri del passato (come Ugo di San Vittore) e il pensiero filosofico moderno (come quello di Lyotard e Willmann) possono contribuire a definire i principi ispiratori della magistralità: Verità, Bellezza, Bene, Responsabilità, Umiltà.

Il professor Damiano, a sua volta, ha esordito ribadendo che un’etica spontanea (ethos) è sempre presente nella pratiche di insegnamento, poiché esse sono attività per loro natura morali, anche quando apparentemente consistono in una trasmissione “neutrale” di oggetti culturali di natura scientifica. Tali oggetti, infatti, entrando nella relazione educativa si trasformano in convinzioni e credenze, vengono selezionati secondo criteri di valore e presentati assieme a regole che il discente dovrebbe seguire, nelle discipline. D’altronde la stessa relazione educativa, inizialmente asimmetrica, nella quale l’educatore si serve della sua autorità per rendere autonomo l’allievo, portandolo al suo stesso livello, ha una finalità intimamente morale.

Nella condizione post-moderna, però, le Istituzioni come la scuola, che in passato veicolava valori comuni tramite regole condivise, ruoli e condizioni di esercizio dell’insegnamento, hanno perso credito. Oggi quindi l’insegnante è chiamato a testimoniare personalmente regole e valori e a render personalmente conto del suo operato. È opportuno dunque, partendo dall’ethos spontaneo dell’insegnamento, attraverso la riflessione e l’ elaborazione collettiva della categoria, giungere alla redazione di una “Carta di principi etici” condivisa. Essa avrebbe l’effetto di ridefinire l’identità, oggi assai indebolita, del docente, e di valorizzarne la funzione di professionista, sottraendolo alla condizione di subordinazione impiegatizia alla quale ormai da anni sembra destinato a soggiacere. Condizione che invece uscirebbe rafforzata dalla imposizione di un “Codice deontologico” di natura giuridica e di elaborazione ministeriale, espressione non di un’ “etica degli insegnanti”, ma di un’ “etica per gli insegnanti”.

Rino Di Meglio, infine, nel suo intervento di chiusura, ha rilevato innanzitutto l’assenza assoluta dei rappresentanti delle Istituzioni, pur invitate. In secondo luogo, ha ribadito la necessità che la Gilda, accanto all’ azione sindacale, sappia trovare le occasioni per discutere e approfondire la dimensione professionale dell’insegnamento: anche per fornirsi degli strumenti culturali adatti a difendere gli insegnanti dalle decisioni, spesso mal fondate, dei governanti di turno. In questo senso si sta già lavorando, con l’inserimento nell’ordine del giorno della prossima Assemblea Nazionale della discussione sulla “Carta dei principi etici dell’insegnante”.

I lavori del convegno si sono conclusi con un dibattito vivace e molto partecipato, che ha visto numerosi interventi del pubblico ed alcune interessanti riflessioni dei relatori sulla delicatezza e sulla grande responsabilità sociale della professione docente.

Francesco Lovascio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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