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Redazione

Segreteria Nazionale

OTTOBRE 2007


RIforma

 

Con la conversione in legge del decreto legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari, il Ministro Fioroni ha partorito la sua “riformina”.

Un anno fa prometteva solennemente di valorizzare la professionalità dei docenti ed ha ben pensato di cominciare rendendo “più incisive ed efficaci le procedure per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari”.

Non si obietta sul fatto che debbano essere previsti anche dei meccanismi di tutela nei confronti dei lavoratori che arrecano danno all’istituzione e all’utenza, ma sembra un inizio un po’ “originale” per chi ha l’intento di valorizzare una professione. Forse si tratta dell’effetto Ichino che, oltre all’opinione pubblica, ha condizionato anche i ministeri… Evidentemente si ritiene che i “prof. M.” siano molto numerosi nella scuola italiana, sicuramente sono famosi! Per raggiungere gli onori della cronaca, infatti, gli insegnanti devono esternare una condotta discutibile, nessuno ha mai fatto parlare di sé per aver svolto eccellentemente il proprio lavoro: il solito effetto di distorsione mediatica o, se vogliamo, il rumore dell’albero che cade rispetto alla foresta che cresce!

Non ci rimane che ringraziare il Ministro per questo segnale di stima rivolto ad una categoria di lavoratori che è già il capro espiatorio dell’intera società, quindi il motto è: puniamo per valorizzare. E quel che è peggio, lo rivolge a noi, che siamo insegnanti! Via via bisognerebbe che la stessa misura fosse adottata anche per i politici i quali, in quanto ad assenteismo, vantano numerosi primati, ma la tendenza è quella di fare le leggi per proteggere se stessi e punire gli altri. Qualcuno, evidentemente, deve essere sanzionato, così la società può soddisfare il suo bisogno di giustizia e dormire in pace.

Un’altra inquietudine serpeggia in chi legge il decreto: la maggior rapidità dei procedimenti disciplinari è dovuta all’intervento diretto e tempestivo del Dirigente scolastico, con la conseguente esautorazione degli organi precedentemente deputati ad esprimersi in merito: collegio docenti e CNPI. La cosa ci lascia non poco perplessi, considerando la già discutibile gestione del potere da parte di molti dirigenti. Questa ulteriore discrezionalità, associata ai possibili effetti clientelari e al mobbing, introduce un potenziale pericolo. Ci sembra che il ministro abbia proprio accolto i nostri appelli a limitare il dirigismo introdotto dal regolamento sull’autonomia! Un elemento di consolazione emerge timidamente tra le righe: anche i procedimenti disciplinari verso i dirigenti saranno più rapidi ed efficaci… chissà, sembra un passo avanti. Finora la specie protetta si era fatta un contratto su misura che escludeva la possibilità di sanzioni e forse qualcuno si è accorto che anche loro possono sbagliare.

Dal punto di vista applicativo, il decreto ha modificato gli articoli 503 e 506 del TU 297/94. D’ora in poi il provvedimento di sospensione cautelare dall’insegnamento verrà comunicato immediatamente da parte del DS all’Ufficio scolastico regionale dove, se entro 15 giorni non riceverà convalida, sarà revocato.

Nel documento in questione, Fioroni si è attribuito anche il merito di aver ripristinato il tempo pieno che in realtà non era mai stato abrogato…: manovra di propaganda o totale mancanza di conoscenza della realtà scolastica?

Le supplenze temporanee delle astensioni obbligatorie per maternità verranno pagate con soldi del Ministero dell’Economia e delle Finanze: una scelta opportuna al fine di evitare il collasso monetario di quelle istituzioni in cui si verificavano più casi di maternità nell’arco di uno stesso anno scolastico. D’ora in avanti, forse, ci saranno i soldi per pagare i supplenti temporanei!

Con il decreto torna alla ribalta un altro istituto tristemente famoso, l’INVALSI: speriamo non venga preso troppo sul serio, la minaccia che gli insegnanti prima o poi possano essere valutati sulla base del livello di apprendimento degli alunni non è mai scomparsa di scena.

Queste sono le scelte riguardanti direttamente il settore primaria, ma il Ministro, prima ancora di partorire il suo decreto, ad inizio estate, diede un altro impulso “migliorativo” alla valorizzazione della scuola: affrontando il problema sicuramente più grave in cui versava l’istituzione educativa dello Stato: la modifica del calendario delle vacanze! Grazie ancora, signor Ministro, per aver anteposto le esigenze dell’industria del turismo a quelle meno redditizie dell’educazione o ancor meno rilevanti quali il contratto degli insegnanti rinnovato con un ritardo di quasi due anni! Si tratta sempre di una variante del progetto di valorizzazione della professionalità dei docenti, di cui ci sfugge la logica. Non è solo un problema di aumenti stipendiali, sig. Ministro: il punto è che la nostra categoria, negli ultimi venti–trent’anni, ha vissuto tutto e il contrario di tutto, grandi riforme, teorie subite e non scelte, pensate da chi, con la scuola, non aveva niente a che fare, ma aveva il potere di far rispettare i propri diktat fino al successivo ribaltamento di scena. Poi via tutto di nuovo e si ricominciava daccapo con la nuova moda di turno e il ricatto morale: “guai a non essere aperti e disponibili all’innovazione”. Dietrofront! Ripartire prontamente, con entusiasmo acritico d’obbligo a comando e soprattutto con convinzione e motivazione. Riforme e controriforme, ingerenze delle famiglie, prepotenza dei dirigenti, gran confusione e disorientamento, prima severità, poi lassismo, poi di nuovo severità, nozionismo no, ragionamento sì, successo garantito, selettività, ora (molto di moda), il bullismo, prima era maleducazione ed andava bene e doveva essere tollerata, adesso ha cambiato nome e dunque tolleranza zero! Il continuo altalenare tra dicotomie inconciliabili ha reso così inconsistente il credere nel proprio operato e nel proprio ruolo. Sig. Ministro, qui non si tratta solo di una valorizzazione di tipo economico: anche per il passato nessuno si è mai arricchito con l’insegnamento, ma ci sono stati tempi in cui il docente poteva godere di riconoscimento sociale. Autorevolezza, rispetto e dignità costituiscono già di per sè una forma di grande ricchezza.

Michela Gallina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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