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Scheda
di valutazione o portfolio? Ormai
si è capito che per quest’anno sarà molto difficile parlare in termini
di certezze e chissà per quanto tempo ancora ci trascineremo fra
aggiustamenti ed approssimazioni, del resto si sa che gli insegnanti sono
ormai insuperabili nell’arte di “mettere una pezza” laddove
l’amministrazione non arriva. Fatto sta che una grossa incertezza tocca
proprio un nodo cruciale e delicato della nostra professione: la valutazione
e la sua certificazione ovvero la “scheda di valutazione”. Circolano
voci, al momento non si sa ancora quanto attendibili, sul fatto che
quest’anno il Ministero non la stamperà e diffonderà alle scuole e
allora che fare? Penso tutti noi, famiglie comprese, concordiamo sulla necessaria esistenza di un documento che possa consentire una attestazione, comparazione e comunicazione delle conoscenze e dei risultati scolastici a livello nazionale, forse a molti è sfuggito che in realtà la scheda di valutazione è stata abolita dall’art. 17 del DPR 275/99, meglio noto come Regolamento sull’autonomia, il quale ha disapplicato l’art. 144 del Testo Unico. Negli anni che sono seguiti, dunque, l’uso della scheda è stato consentito in forma transitoria, in attesa di una ridefinizione degli strumenti che sarebbe dovuta derivare prima dalla Riforma Berlinguer e successivamente dalla Riforma Moratti, ma in realtà siamo di fronte all’ennesimo vuoto amministrativo, a meno che il Ministero non ritenga che il Portfolio possa essere considerato un documento ufficiale di valutazione e certificazione. Siccome però di questo “oggetto misterioso” non viene fatta menzione nei testi ufficiali di legge (che sono la L 53/2003, il Dlvo 59/2004 e la successiva CM 29/2004) ma solo negli allegati al decreto 59 all’interno delle “Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati” comunque transitorie, va da sé che non si sappia che pesci pigliare in merito. Prendiamo atto che ufficialmente, a meno che il Ministro non consenta l’adozione dello strumento di valutazione precedentemente in uso, non esiste un documento di valutazione. La sig.ra Moratti avrebbe dovuto o quanto meno dovrebbe, dopo aver sentito il parere delle Commissioni di Camera e Senato e del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, definire gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni e adottare i nuovi modelli per le certificazioni. Il Portfolio non ha seguito queste procedure canoniche. Cosa dovrebbero fare allora i docenti? Forse
saranno le case editrici, anzichè gli organi competenti in materia, a
decidere quali saranno i modelli di valutazione-certificazione da adottare,
dal momento che finora sono state molto più tempestive del Ministero a
produrre una modulistica di simil-portfolio, creativa, ma di dubbio valore
legale. Eppure,
ad anno scolastico inoltrato, credo che gli insegnanti avrebbero diritto a
ricevere delle indicazioni precise, l’appello all’autonomia scolastica
non può essere il palliativo per lasciare le scuole nella confusione più
selvaggia o, peggio ancora, per perseguire, in modo tacito, un pericoloso
progetto di abolizione del valore legale dei titoli di studio. E
le famiglie? Cosa verrà loro raccontato nei prossimi spot pubblicitari per
giustificare questa ulteriore privazione di un diritto consolidato dalla
tradizione? Michela
Gallina
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