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NOVEMBRE 2008 LO SCHIAFFO “La grande manifestazione che si è svolta a Roma il 30 ottobre rimarrà una data memorabile nella storia della scuola italiana: centinaia di migliaia di persone - quasi un milione - tra docenti, famiglie, studenti, associazioni professionali e istituzioni territoriali, hanno unito le loro voci di protesta per dire no alla riforma Gelmini, con un unico obiettivo: mettere un freno a chi rischia di portare al disastro la scuola pubblica statale, provocando danni il cui prezzo graverà sulle future generazioni di cittadini”. Con queste parole il Coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti ha commentato l'esito dello sciopero e della manifestazione a Roma del 30 ottobre scorso. I numerosi partecipanti alla manifestazione romana possono confermare che si è trattato di un evento senza precedenti, a dispetto dello scarso rilievo datone nei notiziari e della solita minimizzazione dei numeri. Per la prima volta, nella storia della scuola italiana, le scelte di un governo sono riuscite nel miracolo di mettere insieme una folla eterogenea, comprese le sigle sindacali storicamente in opposizione, tutti uniti in un'azione finalizzata a raggiungere un obiettivo comune: il blocco di una riforma (anche se tale non può essere definita in quanto una riforma prevedrebbe un impianto culturale, un disegno o un obiettivo a cui finalizzare i cambiamenti) che rischia di annientare la scuola pubblica italiana con un conseguente enorme danno a carico dei cittadini. La trionfale manifestazione ha dato un'idea di quali siano le proporzioni del dissenso rispetto ai provvedimenti di Tremonti, Brunetta e Gelmini. Un grande trionfo perché al fianco degli insegnanti sono scese le famiglie, gli studenti, varie associazioni culturali, i rappresentanti delle istituzioni, ad indicare come buona parte della popolazione italiana non si sia fatta manovrare dagli sport e dalla propaganda che da mesi domina la scena degli schermi televisivi italiani. Il potere degli slogan ha rivelato i suoi limiti, i giochi di prestigio dati da un susseguirsi di affermazioni e smentite, correzioni e promesse solo verbali non hanno incantato il paese. Si è trattato di uno schiaffo morale nei confronti di un Ministro, quello dell’Istruzione, che ha avuto più il ruolo di un ufficio propaganda, anzichè quello di vero promotore di innovazione. Del resto è noto ormai come i veri burattinai delle decisioni importanti in realtà siano il Ministro dell'Economia e delle Finanze e quello della Funzione Pubblica. Questa volta l'informazione e il discernimento critico sono prevalsi sul condizionamento passivo. Chi auguriamo che, da parte dei legislatori, il timore di una perdita di quel primo consenso ottenuto alle elezioni possa rappresentare un buon deterrente per frenare le scelte in merito alla scuola e per tornare indietro rispetto a passi già compiuti. L'altro miracolo generato dalla riforma è stato quello di risvegliare un'intera generazione distratta, quasi indifferente alle vicende politiche, con un’improvvisa consapevolezza della potenzialità di ciascuno nel determinare l'evoluzione degli eventi politici e storici, anche al di fuori di un'appartenenza partitica o sindacale. E ORA CHE SI FA? Un messaggio chiaro e forte è arrivato a destinazione, quali saranno gli effetti lo vedremo nei prossimi giorni, una prima risposta del Governo è stata quella di bloccare i provvedimenti riferiti all'Università. In realtà questa mossa gioca a nostro svantaggio in quanto si viene a rompere il fronte del dissenso, non avremo più come alleati gli studenti universitari, saremo in meno e quindi più deboli. Un gruppo politico ha proposto il REFERENDUM ABROGATIVO, siamo diffidenti rispetto all'appropriazione di questa iniziativa da parte di uno schieramento in quanto dovrebbe trattarsi di un'azione civile super partes senza che corra il rischio di diventare propaganda. Auspichiamo che l'iniziativa possa realizzarsi al di fuori e al di sopra dei gruppi politici. L’abrogazione dei provvedimenti riguardanti la scuola ci trova d’accordo sulle linee di principio, ma abbiamo un limite posto dalla Costituzione la quale vieta i referendum sulle questioni di bilancio, pertanto non potremo chiedere l’abrogazione della L. 133/2008 (Brunetta) in quanto tratta di tagli di tipo economico, ma solo della L. 169/2008 (Gelmini). Chiedendo l’abrogazione del provvedimento sul maestro unico avremo risolto solo una minima parte del problema, in quanto il grosso dei tagli è invece contenuto nella L. 133. Non solo, ma essendo un provvedimento che colpisce selettivamente solo la scuola primaria, potrebbe essere difficile ottenere un grande generalizzato sostegno. In ogni caso sarebbe più semplice puntare, anziché sulla raccolta delle 600.000 firme necessarie alla richiesta di indizione di un referendum, all'individuazione di cinque Consigli Regionali disponibili che possano produrre una delibera contraria ai provvedimenti in atto. Oltre a questo, invitiamo i colleghi a riflettere su quanto si speculi attorno alla scuola e alle sue attività, pensiamo ad esempio al business del turismo scolastico, una proposta caldeggiata è quella di CANCELLARE TUTTE LE VISITE GUIDATE che foraggiano aziende di trasporti, alberghiere e quant’altro. La scuola non può essere solo una realtà da sfruttare finchè fa comodo e poi ignorare e disprezzare. Anche i servizi di catering e le mense possono ricevere un grosso contraccolpo economico dalla conversione dell'orario scolastico attuale in antimeridiano, forse è il caso di farlo presente. LA RIDUZIONE DEI PROGETTI, se accompagnata da una riflessione e spiegazione pedagogica, è un’altra delle proposte avanzate. Il BLOCCO DELLE ATTIVITÀ AGGIUNTIVE può essere un’ulteriore iniziativa. L'assemblea nazionale della Gilda ha inoltre designato una commissione specifica avente lo scopo di individuare le prossime forme di lotta da attuare in alternativa agli scioperi per rendere la protesta efficace e possibilmente poco costosa per gli insegnanti.
I NUMERI DEL DISSENSO Alla manifestazione ha partecipato quasi un milione di persone, avrebbero potuto essere di più, ma decine di pullman sono rimasti bloccati nel traffico fuori dalla capitale e hanno dato origine a piccole manifestazioni improvvisate. L’adesione allo sciopero ha superato il 70 %, si tratta di un esito senza precedenti. Allo sciopero contro il “concorsaccio” aveva aderito il 30% degli insegnanti provocando le dimissioni dell'allora Ministro Berlinguer, ora i tempi sono cambiati e gli effetti sono ancora tutti da valutare.
Michela Gallina
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