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Politica dei tagli e qualità dell’Istruzione

Senza risorse umane e finanziarie è possibile operare con serenità nella Scuola? Eppure, di fronte ai rapporti internazionali che fotografano la crisi della Scuola italiana, il governo continua imperterrito la propria politica distruttiva.

di Rino Di Meglio

 

Il Ministro della Pubblica Istruzione è molto attento alle esigenze della propaganda politica e promozionale, che usa senza risparmio, affermando spesso concetti condivisibili e al limite della banalità, mentre talvolta rilascia dichiarazioni inaccettabili. La cruda realtà però si basa sui fatti ed i fatti ci dicono che il Governo, in piena continuità con i precedenti, opera sulla Scuola una politica di tagli di spesa, che ormai sortiscono effetti devastanti.

La politica dei tagli era iniziata molti anni fa con le cosiddette “razionalizzazioni” che, “per migliorare il servizio scolastico”, portarono alla chiusura di numerose scuole, che presidiavano le piccole comunità.

In seguito ci furono gli “accorpamenti” comunque destinati a risparmiare posti di organico per giungere poi, nell’ultimo quinquennio, a tagli più brutali che operano direttamente sul numero di alunni per classe, limitando perfino il sostegno a chi ne ha diritto.

Si badi bene, ogni politica di tagli era accompagnata dalla promessa di “organici funzionali e stabili per garantire la continuità didattica e migliorare l’offerta formativa”, esattamente il contrario di quanto si realizzava nella pratica. Insomma a parole un luminoso avvenire, ma nei fatti si operava poi esattamente in senso contrario.

E quando da anni si legge che l’Italia, per investimenti nell’istruzione, si trova agli ultimi posti nella classifica dei paesi sviluppati, i nostri governanti fanno finta di non sapere e continuano imperterriti nella loro politica distruttiva…

Nessuna meraviglia quindi, se i rapporti internazionali fotografano una qualità della Scuola in calo.

D’altra parte che esiti diversi ci potrebbero essere? Il numero degli alunni è in aumento, soprattutto per il massiccio e continuo ingresso dei figli degli immigrati stranieri, cioè di alunni che avrebbero bisogno di maggior attenzione, di interventi mirati e di integrazione. Che fa il Governo? Riduce il numero dei docenti ed aumenta la media di alunni per classe.

La situazione, sempre più frequente nella maggior parte delle Scuole statali, è la seguente: classi sovraffollate con inevitabile abbassamento della qualità di docenza a causa della totale assenza di risorse umane e finanziarie per fronteggiare la situazioni.

Chi di voi sarebbe in grado di operare con serenità di fronte a questo stato di cose?

Anzi se qualche insegnante si ammala, niente supplenti, alunni smistati nelle classi ed il tempo scolastico trasformato in custodia, anziché insegnamento.

Infatti, forse non tutti sanno che alle scuole superiori il supplente è chiamato solo per assenze del docente titolare che durano oltre i 15 giorni e alle scuole materne ed elementari i Dirigenti, nonostante la normativa consenta la chiamata del supplente anche per un solo giorno di assenza dell’insegnante, non provvedono alle sostituzioni perché spesso i soldi o non ci sono o non arrivano dal Ministero.

Che dice il Ministro? Il problema secondo lui si deve risolvere aggiornando di più i docenti, soprattutto quelli della scuola media, perché se i livelli si abbassano la responsabilità è degli insegnanti asini.

Per carità, nessuno nega la necessità di investire sull’aggiornamento dei docenti, da anni la Gilda degli insegnanti rivendica il diritto a dei periodi sabbatici per dare agli insegnanti la possibilità di fruire di quell’aggiornamento che è una componente essenziale della nostra professionalità. Perlomeno abbiamo ottenuto una sia pur limitata deducibilità fiscale ( inserita nella Finanziaria per il 2008 ) delle spese di aggiornamento, con un primo piccolo successo.

Questo significa che sul totale delle spese sostenute dal docente, fino ad un massimo di 500 euro, si andrà a recuperare il 19% dell’importo.

In conclusione, la miopia di un’intera classe politica, distratta verso una delle istituzioni fondamentali della Repubblica, mortifica e demotiva i docenti, oltretutto in discesa sociale per le basse retribuzioni, ed innesca una spirale negativa in fondo alla quale ci potrebbe essere la fine della Scuola pubblica statale così come già avvenuto in altri paesi occidentali, nei quali chi può deve rivolgersi al servizio privato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

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